Da uno a trino, e talmente Ottanta da evocare Lynch: l’ex progetto solista di Luca Mazzieri degli A Classic Education ingloba Massimo Colucci e Linda Brusiani e gli Wolther Goes Stranger si gettano a pesce nell’elettronica eighties con piglio new-industrial, e la sposano con l’attitudine shoegaze a cui Mazzieri ci aveva già abituato. Ma la band è adesso attraversata da un guizzo creativo che lascia una traccia decisa in chi si mette ad ascoltare questo disco che parla dell’amore che non parla.
Ed è amore elettrico melanconico e sexy quello che, anche attraverso la voce di Linda Brusciani, emerge immediato dal singolo “I’m sorry”, da delizie dancefloor vibranti di anni Ottanta come “Idol”, da pezzi sensuali come “Jesus”, echi lontani à la Depeche Mode tradotti splendidamente a tutto italian pop. Ecco: prendete i Roxy Music, i Depeche Mode, gli Smiths e i primi Eurythmics, frullateli in canzoni d’amore italico veicolate da pulsioni elettroniche, e quindi dimenticateli completamente. “Darling” è l’inizio romantico e stiloso, “Julesdormeinberlin” il razionale esperimento conclusivo. In mezzo, sette canzoni d’amore electro-pop oscure e stellate come le notti estive. Accattivante e azzeccatissimo, “Love can’t talk” mischia italiano e inglese come niente fosse, e niente è: sarebbe l’ora di superare anche le barriere linguistiche oltre che quelle musicali, come fanno gli Wolther Goes Stranger in queste nove tracce di grande suggestione, scandita dai quattro quarti di batteria, graffiata dalle chitarre, arrotondata dai riverberi che regalano profondità a tutto l’album.
Collaborazioni prestigiose: Alessandro Raina firma il testo di “I’m sorry”; Jonathan Clancy (A Classic Education, His Clancyness) duetta con Linda nel gioiello electro-pop “Sixteen”, la voce di Federico Fiumani (Diaframma) marchia “Sometimes” e il dancefloor si tinge di dark. Ehi mister dj, facci ballare nelle serate electro-dance, che questa è roba sana!
(David Drago)