I Ravennati Lovespoon non sono strettamente figure legate alle grandi pagine del rock che infiammano main stage o che sporcano editoriali di riviste specializzate, ma in pochissimi giri registrati (hanno solo un Ep che li precede) che fanno i fighi in questo esordio voluminoso titolato Carious Soul, paiono arrivare su di lì in poche battute, pronti a richiamare interessi e disegnare situazioni in piani ben più alti di quelli che ancora calpestano con bravura e testardaggine.
Rock, pop con influenze e densità brit-pop con gli ingredienti Oasisiani (“ My Love”) per la parte che guarda nel contemporaneo, e alcune stabilità invece per quanto riguarda i trascorsi di memoria che negli Slade o meglio Big Star hanno le prese dure, gli “zoccoletti” precisi, ma che tuttavia stanno lì a rintuzzare frenesie e strusciate che – per un buon governo di tracklist – godono di un rispetto ed una nuova visione sonora tutta da catturare e da berne fino all’ultimo il lucore della bravura di gruppo. E suonano davvero bene, la loro non è l’idea fissa di chiudersi in una caliginosa stilistica tutta d’un pezzo, loro “svalvolano” dal percorso primario della loro estetica, introducono fili d’erba country (“Anyway”, “Sleeping on a Bench”) il rock Younghiano delle grandi praterie (“Like an Eleonor”) e sanguinamenti blues alla White Stripes come nella titletrack, un deragliare armonioso che fa la sua porca figura davanti agli orecchi di una massa critica di ascolti che – nonostante possano cercarne nei o capelli fuori posto – rimangono a bocca asciutta e con una sorprendente contraddizione che non possono far uscire dalla loro velenosa anima, tanto bella ed entusiasmante è la long and winding road della band dei Lovespoon.
A sentire bene gira sorniona anche una certa Minneapolis dei The Replacements in due tappe succulente (“Another Pale Moon”) e nella stupenda e trascinante ballata a circolo di “Maryonettes” (che da sola vale quanto tutto il disco), ma quello che più rimane impresso è che , nonostante si sia ad un passo – da parte dell’underground nostrano – dal fare harakiri, ci siano ancora piccoli riserve o meglio sacche di sopravvivenza suonanti che provano a fare grandi numeri riuscendoci, come spaccare un vetro senza farsi acchiappare, e questi Lovespoon del vetro prendono solo l’infrangibilità!
(Max Sannella)