Un disco Lamoresiste dei toscani Portoflamingo che innanzitutto “parla”, si guarda intorno e racconta delle uggiose (non sempre) malinconie della vita di tutti i giorni, le colora e le mette in fila indiana per poi farle uscire in una nuova storia “che accadrà o che è già accaduta”, tra zompettii folk, ironie intricate e agilità equilibriste di una sensibilità raccounteur, carrettiera, di strada.
Quello che è messo insieme dalla formazione in questo loro bel disco è un pittoresco affresco intimo e verace di quadri di periferia urbana, quello scrupolo ruspante di folk, tanghi, cori, resine di ricordi e ritmiche vorticose che incontrano le frenesie agre della Bandabardò, qualche venatura di Rino Gaetano (“È vero”), Gazzè (“Mi basta pensare”, “Devo sparire”), una tavola multiforme di suoni e lazzi che incendiano l’ascolto anche di chi poco mastica il genere.
Ultimamente dalla Toscana stanno arrivando un bel po’ di cose molto interessanti e tutte di generi differenti tra di loro, e questo sestetto sembra avere le idee chiare e soniche a puntino, non solo perché la loro musica è convenzionale per i circuiti di massa, popolari, in un certo senso “barricaderi”, ma anche perché elegge una formula artistica che si pistata a dovere, ma sempre di risulta fresca e gioiosa, di riscatto e rinascimento dal basso dell’ironia feroce, amara, ma feroce; amori, sesso, illusioni et simila sono tutte qui in una tracklist disparata, una scaletta saltimbanca che scatta e pensa fitto sulla quotidianità dei non soldi (“Elezioni”), la ballata acuta (“L’assassino”) e la ricerca forsennata di chi può avere le colpe dell’oggi (“Mana rota”), e tutto quello che non riesce ad entrare in due righe vi aspetta nella circonferenza di questo ottimo registrato, da ascoltare a furore di loud, più che altro non per fanfaroneggiare il vostro impianto, bensì per esaltare il gusto sopraffino di una band e di un disco promossi a pieni voti. Genuinità DOC!
(Max Sannella)