I Polar for The Masses sono un trio vicentino con due album e un EP all’attivo tutti cantati in inglese. Italico è il loro nuovo disco ed è cantato (lo si può intuire già dal nome) tutto in italiano. Questa sterzata linguistica permette ai mezzo avvezzi con la lingua d’oltremanica di apprezzare le capacità di scrittura della gruppo che si caratterizzano per aggressività e disillusione verso questo mondo che sta andando lentamente allo sfascio.
Musicalmente invece i P4TM (come si auto-abbreviano) si avvicinano tanto alla tradizione alt-rock italiana (Marlene Kuntz in primis) che agli ambienti più vicini al noise newyorkese degli ultimi Sonic Youth. Particolare attenzione merita il suono del basso che in questo disco sembra piuttosto una mazza che si schianta sui denti dell’ascoltatore e si avvicina con sfrontatezza alle sonorità post-hardcore degli Unsane. Questa scelta si rivela un’arma a doppio taglio. Infatti, se da una parte rende il suono della band più granitico e d’impatto, dall’altra lascia in ombra un eccellente lavoro chitarristico fatto di feedback, slide e distorsioni acide. I dieci pezzi del disco tratteggiano una realtà fatta di fatiche, frustrazioni e fregature che non fanno altro che esasperare l’animo delle persone, dei cittadini. Questa misera condizione è descritta con toni cupi nella traccia che da il titolo al disco e nella bellissima “Un Uomo, Un Volto”. In “Ruvido” emerge la vena più noise della band con l’utilizzo di uno slide vicino a quello di Duane Denison dei The Jesus Lizard. L’album si chiude con la sognante “Mia Patria”, pezzo dalle atmosfere quasi dream-pop.
I P4TM confezionano dunque un disco maturo e compatto che rende giustizia alla lunga carriera della band e che con la scelta dell’italiano potrebbe far scoprire i tre veneti ad un pubblico più ampio.
(Aaron Giazzon)