La voce dei Pashmak, Damon Arabsolgar, ha origini persiane, e si sentono in quel mix di orienteoccidente che risuona nella musica della band, composta da cinque ragazzi sulla ventina che sembrano musicalmente molto più maturi. Dopo il primo Ep “Magnetic Knife Strip”, è uscito (in free dowlnoad sul loro bandcamp) Desquamation, secondo lavoro dei Pashmak, che conferma l’ottima padronanza strumentale del quintetto, tra rock e meravigliose reminiscenze di classica.
È un disco violento di elettronica eppure leggero di archi, dove la melodia e le distorsioni trovano il giusto accordo, e dove il pop e il rock stanno in equilibrio sul jazz. Quel sapore mediorientale unisce come una trama i diversi, splendidi accenti in “You and me and everyone we don’t know”, che è il pezzo perfetto per avvicinarsi all’ascolto di questo Ep di quattro tracce ricercate e raffinate come un arabesco. Insieme al trascinante e magnifico valzer di “Walzer of Cakes and Ale”, puro gioiello pop che li avvicina agli umbri Da Hand In The Middle. Già, perchè le variazioni dell’Ep, e anche all’interno di uno stesso pezzo anche qui sono ben studiate: se “Adam”, forse il pezzo più duro, inizia con le distorsioni più rock, ben presto si stempera in un morbido ritmo quasi jazz sostenuto da una voce la cui profondità, per un ventenne, stupisce. Di certo, questo Ep dei Pashmak, ben calibrato anche nella durata e completamente autoprodotto, non si colloca in alcuno schema, e ha il grande pregio di non strizzare l’occhio alle indie-mode del momento. Viaggia su alture ben diverse e promette di innalzarsi ad ogni ulteriore ascolto: “Adam” è un pezzo splendido, e quando diventerà il vostro preferito dell’Ep avrete capito di cosa sono capaci questi ragazzi che vengono da Milano e sono: Damon alla voce, chitarra elettrica e acustica, basso, synth e piano, Giuliano Pascoe a chitarra, basso e synth, Stefano Fiori alle chitarre, Martin Nicastro violino e tastiere, Stefano Grasso alla batteria e percussioni. L’artwork della loro musica (copertina e teaser) è curato dal collettivo Secondary Action.
(David Drago)