Quartetto miscelato geograficamente lungo lo stivale, trova l’appoggio e il consenso di Puglia Sounds, lodevole iniziativa di sostegno a giovani e meritevoli progetti, qui musicali. Scrittura coinvolgente e matura, richiama quella scia di cantautorato sbilenco che nato negli ultimi anni (sull’eco di vecchi padri fondatori) ha ormai invaso l’etere.
Orme di un Lindo Ferretti rallegrato (se possibile in “Giappone”) in arrangiamenti molto essenziali e riusciti. Ogni canzone riecheggia la sensazione di perdersi per ritrovarsi, nel giro per il mondo, esterno quanto interno, abbellito da intrecci di voci maschili e femminili su trame sollevate dal terreno. Quindi si, un ottimo esordio e un bellissimo disco, senza sbavature d’eccessi o autocompiacimenti, ma straordinario nel narrare le visioni e i suoni degli autori, e quindi degli ascoltatori. Si tralascia di super-produrre per godere direttamente dell’impatto emotivo del gruppo, che risulta notevole e mirato (ascolta “Rondini” e sentirai…). Nulla è risparmiato nei testi delle canzoni, dall’angoscia alla solitudine, le problematiche relazioni tra esseri umani, semplici nel loro soffrire la realtà, martellamenti emotivi e sconnessi (“Vera” o “Youthell”), con escursioni più intime (“Bue muto” indubbiamente invidiata da Marta sui tubi e compagnia).
Nulla da eccepire sullo stile e il gusto di questa nuova realtà che sarebbe bello venisse conosciuta e apprezzata sulle onde di “Suona”, sbattuta in faccia a chi neanche ci prova ad uscire dai propri traumi infantili resi ballate e confrontarsi con le più reali malinconie di ogni giorno. Per chi non perde la fiducia in bei progetti giustamente sostenuti e da condividere, oltre un bel mi piace e premio della critica alla conclusiva e caposseliana “Oxà”.
(Gabriele Gismondi)