Quando si raggiungono risultati simili mettendo insieme influenze anche molto distanti tra loro, non si può affatto dire che si sia trattato di un azzardo. L’anima dei Vanity, band toscana giunta all’esordio discografico, è un’anima dark, che si esprime attraverso distorsioni metalliche, elettronica, atmosfere gotiche e un certo gusto per linee vocali orecchiabili e godibili. L’apparente complessità del lavoro si dissolve già ai primi ascolti, lasciando spazio a sensazioni e visioni oscure ma non opprimenti. Canzoni che sembrano scritte nel silenzio della notte, pronte ora ad esplodere e farsi apprezzare.
La regia di Occult you è affidata a Lorenzo Montanà (già al lavoro con Tying Tiffany), il cui risultato finale è da considerarsi ben al di sopra della media. Scelta che ha giovato alla band, soprattutto per il difficile compito di riuscire a trovare il collante ideale per brani che, come dicevamo, pescano dal metal all’elettronica, dal gothic al post-punk. Travolgente il brano d’apertura “Sleeping Tears”, che mette subito in evidenza le doti vocali di N (di sicuro una delle armi vincenti), così come nella successiva “Under black ice”, un bellissimo brano ambient, che denota la raffinatezza con cui la band si approccia alla scelta dei suoni. Seguono poi episodi più duri come “Ghosts” e “Sun” e brani costruiti su basi elettroniche come l’intermezzo strumentale “Limbo” e la title-track “Occult you”. Menzione a parte per la bellissima “Pagan Hearts”, una ballad che non sfigurerebbe all’interno di un palinsesto radiofonico generalista. Come dire: ai Vanity non sfugge assolutamente nulla e sfruttano al meglio le loro carte migliori senza calcolo o pregiudizi di sorta.
Difficile non restarne affascinati: “Occult you” è un album che se ascoltato senza preclusioni riuscirà a farsi strada anche al di là della nicchia di appassionati. Promossi a pieni voti.
(Salvatore Piccione)