La ricetta sonora elaborata dai capitolini Electric Sarajevo funziona e convince per quanto ancora perfettibile (magari allentando le serrate maglie post-rock che alla lunga potrebbero attanagliare l’ascolto) , ma che comunque irretisce ed ipnotizza in men che si dica. Madrigals è l’esordio di questa formazione in quartetto, coagulo di membri di altre band, un project sonico che si muove, plasma e fa riferimento spirituale tra le foschie Sheffieldiane, si rotola tra post-rock, dark wave e melanconia affettata che – per gli aficionado della scena – sicuramente sarà come o meglio di un andare a nozze.
Sguardi sulle macerie delle guerre delle porte accanto, quelle lacrime dell’Est ed una Sarajevo come luogo da cancellare per la sua simbologia umana e culturale, un risveglio mnemonico che guarda avanti e arriva persino a traghettare quelle atmosfere trasognanti che fino a poco tempo fa faticavano ad entrare in circolo, nella memoria; con leggerissimi sentori Csi che aleggiano senza mai accanirsi, il disco con le sue nove tracce si lascia ascoltare con estremo interesse, una discreta maniera di suonare all’ombra delle ombre senza peraltro scalfirne la patina Ottantiana, cerebrale e solenne. Anche disco di cadute e rinascite, atmosferizzazioni efficaci di stampo Giardini di Mirò e di una Germania sciorinata, un elettroidea attraversata da lampi bui e folgorazioni in lamè che fanno di questa tracklist una prova decisamente a suo agio nel circuitare sensazionalismi e colpi affascinanti.
Drum machine, programming, qualcosa di Explosion In The Sky, Mogwai e melodia responsabile di un piacere assoluto, sono il potenziale di questo Madrigals, il baroque cosmique che innalza “Lost, Impero”, l’amaro istinto di “Watercolours”, la tenerezza liquida che sguazza lentamente “City dream” o gli interrogativi senza risposte (“The sky apart”, “Madrigal”), per arrivare in un foghy spesso e impenetrabile ad orecchi d’altri gusti (“If you only knew”), tutta un’elaborazione che gli ES scaricano con una eleganza che quasi mai tocca terra, che quasi mai scende a compromessi.
Oggi è un bel giorno per rinverdire il post-rock, e loro ce ne danno un sano esempio.
(Max Sannella)