Appuntamento imprendibile per gli appassionati come me di una grandissima band, i Three Steps To The Ocean, che ho seguito negli anni e che sempre mi ha dato tante soddisfazioni: i milanesi a mio parere sono una delle più grandi realtà strumentali post-metal dell’intero stivale. Poteva sembrare un duello tra oceani dati i nomi delle band presenti (non so se voluti in qualche modo dagli organizzatori), ma questa sera sul palco c’erano anche gli Acid Ocean, band nuovissima, formata da membri di Unscarred, Elevation e Sixty Miles Ahead, che ci propongono pezzi piuttosto heavy metal contaminati da sonorità talvolta alternative alla Helmet, anche se dal nome mi sarei aspettata qualcosa di meno classic e più osato e “Acid”, per l’appunto. Il trio sul palco sembra navigarci bene nonostante fossero alla loro seconda esibizione con questa nuovissima formazione. La sezione ritmica è ben amalgamata e la voce di Fabio è ottima nel growl, un po’ tiepida nel resto ma con grande disinvoltura concludono lo show con una benfatta cover di “Zodiac” dei Melvins.
Il palco si adorna delle loro consuete piccole luci, che come piccoli fari nell oscurità notturna vogliono anticipare la particolarità di quel che andremo a sentire, preparando un atmosfera avvolgente e introspettiva, burrascosa e profonda e difatti con la meravigliosa “Hyenas” si apre lo spettacolo dei Three Steps to the Ocean, il cuore sobbalza e vengo immediatamente trasportata nel loro mondo strumentale fatto di pugni e carezze al cuore, proponendoci via via tutti i pezzi della loro ultima fatica, Scent, con la trasparenza angosciante di “Zilco”, alla decisa “Cobram” con le sue splendide dilatazioni post-core, alla nostalgia serena di “Rodleen”, i TSTTO sono sempre così avvolgenti live, spesso si ha la sensazione di una coccola infinita, un flusso carezzevole, anche quello più sinistro, si infonde dentro l’ascoltatore per portarlo all estremo delle proprie forze, ondeggiano le arie, si aprono i tempi, scombussolano sicurezze.
Purtroppo la perfezione non esiste e l’unica pecca del concerto è stata quella maledetta corda di basso, saltata proprio sulle primissime note di “Il quinto giorno” che avremo ascoltato tutti volentierissimo ma ahimè, diventerà la scusa per raggiungerli al prossimo concerto! Questi live sono qualcosa di indispensabile in tempi così frenetici e distratti, aiutano a farci provare sensazioni che ci rendono dipendenti, bastano solo tre passi addentrarci nel flusso delle nostre emozioni, quelle più sincere.
Foto e testo: Tiziana Salomoni