Quel piccolo capolavoro di equilibro e onestà che è l’album Il Disgelo di Atterraggio Alieno, uscito nel 2012 per Suburban Sky, lo si gode pienamente dal vivo in un locale come il Caffè del Teatro di Prato in cui i ragazzi della White Birch Records si sono inventati la bella rassegna “Music for tour taste” (next: i The Regal l’8 febbraio).Il merito maggiore, ovviamente, va all’Alieno (Francesco Falorni) accompagnato da Jacopo Ciani (violino, mandolino, sega ad arco) e Marco Mazzoni (batteria). Però. Anche l’apericena come si deve e il luogo che somiglia più a un jazz club che a quei locali indie-sbracati di cui siamo veramente un po’ stanchi, fa molto.
E l’atmosfera amichevole , ironica e informale che Atterraggio Alieno sa creare ad ogni suo concerto, trova in caffè-club di questo genere la sua dimensione migliore. Detto questo, Atterraggio Alieno è bravo ovunque. La chitarra è una naturale estensione delle sue braccia e delle sue dita, l’originale mix tra shoegaze e folk-rock della sua musica restituisce un paio d’ore di grande piacevolezza, sia quando attacca brani come “Cervello Lo-FI” o “Nero petrolio” (sempre tra i più apprezzati), sia quando da solo con la chitarra arpeggia la bellissima e struggente “Ho visto cose” o regala su richiesta, per il bis, un pezzo altrettanto bello tratto dall’album d’esordio “La piena”, che si intitola “Terapia tapioca” e che da tanto, dice, non eseguiva, ma proprio non ce ne siamo accorti. Atterraggio Alieno riesce a essere l’unico a cui si attaglia la definizione folk-rock senza che ci prenda l’orticaria: perchè la tradizione che recupera la mischia abilmente al cantautorato e a influenze oltreoceaniche mai invadenti, tutto egregiamente rivisitato secondo la sua sensibilità.
Con gentilezza, scorrono tra chitarra, violino e una morbida batteria gli altri pezzi de “Il disgelo”: “Saremo ricchi, amore”, “Canzone d’amore o di minaccia”, “Al sole di giugno” e così via, tutti eseguiti con la stessa delicata maestrìa, anche in inedita formazione a tre (al Caffè de l teatro di Prato mancavano le tastiere di Filippo Colca).
Come riesce Atterraggio Alieno ad essere profondo e malinconico eppure lieve e sorridente, è un mistero insito nella sua musica: che anche dal vivo mostra sempre la sua misura precisa. Mai nulla di troppo né nulla di meno, in qualunque formazione lo abbiamo visto esibirsi. Mica da tutti.
(David Drago)