I Pedalò sono Emilio, Stefano e Michele, tre ragazzi napoletani, e Sale è il loro primo disco uscito per Fallodischi e Miacameretta Records. 14 pezzi in nemmeno 20 minuti. I Pedalòsuonano rock sbilenco e le loro canzoni durano il tempo necessario a far passare un messaggio. Breve e conciso. Sintesi e distorsione.
L’attitudine ricorda i Sebadoh di Lou Barlow o ancora il sempre-bimbo Daniel Johnston, ma la forma è più vicina ai Sonic Youth più immediati o a dei Minutemen senza il lato funk, ma solo punk. Il tutto cantato in italiano, che in questa salsa sonora non sfigura affatto. Il riferimento più immediato nel panorama nostrano va ai grandissimi Altro, ma ancora più essenziali! Se nel mondo di oggi la verbosità, la psichedelia insulsa e il virtuosismo travestito da semplicismo stanno tentando di riappropiarsi del linguaggio rock, la nuova rivoluzione passa attraverso i Pedalò, che non hanno tempo e non hanno voglia di spendere energie, se non per dire qualcosa di vero, anche se apparentemente semplice e leggero (che poi così leggero non è, se si ascolta con attenzione!). La canzone simbolo è “Il Giardino dei Tenti Ranieri”: in 1.16 minuti c’è tutto quello che i Pedalò rappresentano: urgenza, dissonanza, melodia, semplicità, indolenza.
Grandi e piccoli allo stesso tempo i tre napoletani meritano il sostegno di tutti quelli che si sono rotti dei maestri travestiti da pezzenti, ma che vogliono sentire solo una cosa: persone vere che fanno qualcosa di vero. Magari potrà pure saltare fuori che stiamo ascoltando un trio di cazzoni, ma almeno ci hanno fatto divertire, per davvero!
(Aaron Giazzon)