Avrei dovuto incontrare Thony, ma così non è stato. Ci sono stati ‘piccoli problemi di prove’. Ritardi vari. Tosse all’agguato di cantanti e insomma una serie di vicissitudini varie. Ma tant’è, mi è bastato vederla e sentirla. Thony l’ho vista arrivare sul palco, insieme a tutta la Sala Vanni di Firenze al completo, posti in piedi compresi. Ore 21.45 quando arriva sul palco vestita di nero ed oro, con band a fianco e con una travolgente simpatia che ha regalato sorrisi per tutta la sera, trasformando ogni situazione in una scenetta buffa.
Thony si presenta, saluta con un semplice ‘ciao’ e ringrazia ironicamente Paolo Virzì per il pieno in sala, ultima data del mini tour di presentazione del disco Birds, tour che ha registrato il tutto esaurito ovunque. La Sala Vanni si zittisce, con lo spegnersi delle luci si affievoliscono anche i brusii per lasciare spazio alla voce, gli affreschi sui muri in una “harrypotteriana” versione si sarebbero girati anche loro per seguire questa fata sicula di estrema bravura e anche (diciamolo) di bellezza. “Time speaks” dà avvio alla magia, una metamorfosi di suoni e di colori, dalla parlata siciliana ad una perfetta pronuncia inglese che trasforma Federica in Thony, artista dalla voce soave. Si prosegue con “Promises”, una delle canzoni più belle del disco e qualche brivido, appunto affiora dalla pelle. La kalimba accompagna un pezzo del precedente disco “With the green in the mouth”, e che bella la kalimba, c’è una bellissima ricerca di suoni e sonorità dietro ad ogni canzone. Su “Home” una premessa: la canzone era stata scritta prima del film, il testo molto forte è stato tuttavia cambiato una volta che è stata sovrapposta alle immagini del film ma il senso, spiega, è rimasto lo stesso. Ed è quello della “home”, che non è semplicemente una casa, ma è il posto dove trovare sé stessi, dove poter essere insicuri e dove poter tornare bambini. Si va avanti con quella che è, probabilmente, la canzone più conosciuta “Flower Blossom”, la gente la canticchia, fischietta. Una canzone tanto breve quanto piacevole, fatta di violino, chitarra pizzicata e ukulele. È arrivato il momento della cover, molto particolare, si tratta di “Little Boxes” scritta, come spiega Thony, da Malvina Reynolds e successivamente reinterpretata da molti artisti. La canzone è una sorta di filastrocca, sulla quale si apre un siparietto di “intrattività” per via delle strofe ‘che fanno sempre uguale’. Il pubblico ride ed applaude, Thony sfoggia anche capacità da attrice comica. “Paper Cup” è il momento spensierato, il pubblico batte le mani, non troppo a tempo e poi si lascia avvolgere dalla curiosità di ascoltare una canzone scritta da solo due sere prima da Thony con la sua band, finalmente può dire “ho una band”, altre risate, ma la band è eccezionale. “Dim Light”, con tanto di ronzio di sottofondo, scorre leggera, come seta fra le mani e “Water”, prima canzone scritta per il film Tutti i santi giorni ci ammalia totalmente. Poi, cambio di microfono, piccoli problemi di audio (“ancora?”, si sente vociferare) e… inaspettate situazioni comiche. Ecco, infatti, che il fonico monta sul palco, invade ogni spazio e ne nasce un siparietto buffo di pura improvvisazione, sgorgano risate. Tutto sistemato, o almeno così pare. Parte “Quick Steps” e tutto sistemano non è, la voce è scomparsa. Altre risate ed una nuova invasione del fonico, finché possiamo, finalmente, goderci la stupenda canzone dove torna la kalimba e spunta un ukulele. Parentesi rock con “Sam”, canzone ‘scema’ voluta così da Virzì ed eccola: scema, ma incalzante.
Infine “Birds”, titolo del disco ed ultima canzone, seguita dal bis, nel quale Thony, ormai quasi senza voce a causa della tosse, che è sempre una gioa quando viene, soprattutto quando devi cantare, si siede al piano e come bellissima chiusura “Blue Wolf” , pura magia strumentale che riempie la sala di emozioni e di felicità, come perfetta conclusione di una bella serata passata insieme ad una vera artista, che molti sono venuti apposta per scoprire, con la curiosità racchiusa tra le mani e nelle orecchie, per sentire la sua musica.
Thony si è presentata al pubblico fiorentino, in tutta la sua eleganza, come un bellissimo fiore, come la rosa che scegli istintivamente all’interno del mazzo come più bella. La sua musica, per molti dopo la visione del film, ha subito colpito ed incuriosito il pubblico, forse stanco delle sempre solite proposte da parte della musica italiana. Questo pubblico è corso a scoprire questa ragazza e purtroppo a molti non è toccato e sono dovuti tornare indietro. Ma non disperate, si vocifera di una replica ad aprile, o almeno si spera.
(Francesco Orietti)
Foto: Pierfilippo Mancini