Sulla onda della tradizione nordica, mischiando sapientemente strumenti elettronici con arpe e pianoforti, e candendo però fin troppo nell’elettro-pop, si affacciano sulla scena musicale i Philco Fiction. Si parte con l’incalzante cavalcata di “Help!”, per passare a “The Youth” un tango che starebbe bene in un Moulin Rouge elettronico.
E se “The City” è la tipica canzone da lounge bar con tramonto incorporato, “Finally” con l’aiuto dei pianoforti crea una meravigliosa atmosfera, un inverno di suoni, crea un paesaggio glaciale, completato da “Too Nice”, che sembrano quasi estratte dal disco di Emelie Simon che faceva da sottofondo all’interminabile e desolante “Marche de l’emepereur”. La seguente “I want you” è un pezzo electro-pop che poco ci azzecca col resto, la traccia è ripetitiva e alquanto tamarra. Un tappeto di archi, arpe e gorgoglii d’acqua entrano dentro “Too Close”, pezzo delicatissimo come uno di quei ghiaccioli che si formano in inverno dalle grondaie, sicuramente uno dei brani migliori di questo album. La voce della cantante Turid Alida, in questo brano, sprigiona tutte le sue forme, è una nevicata che ricopre questo pezzo di bianco, un monocromatismo che aiuta il pezzo a sprigionare la sua malinconia, come quella della vista di fronte ad una paesaggio che non ha più, quasi, nessun colore. Quando il disco sembra aver toccato il suo apice, si scende, velocemente, in stile montagne russe. Ritroviamo pezzi, più o meno belli, elettro-pop in stile Goldfrapp (ma quelli di Rocket) o Niki & The Dove, insomma non proprio il massimo. Molti colori, suoni brillanti, ma molto asettici.
Take in Personal è il disco di esordio della band di Oslo. Il disco risente di tutte le grandi influenze nordiche, di quei paesaggi glaciali, ma non riesce a catalizzarli verso una direzione compiuta, o forse è l’intenzione mischiare, come scritto sul sito della band, suoni in pieno stile Bjork con altri, derivanti dalla parte opposta dell’oceano, della Motown.
Un esperimento che non ha trovato il suo giusto compimento, l’album sembra soprattutto risentire di suoni elettro-pop che vanno molto di moda ultimamente e sa regalare solo ogni tanto qualche bella emozione, ricercando proprio la via tradizionale dell’elettronica del Nord.
(Francesco Orietti)