La chiave nel cruscotto, lo sportello chiuso e la luce che attraversa i vetri della vettura, i Race Horses sono pronti a partire. Il viaggio on the road comincia. Giovani, liberi, capaci di trasformare gli strumenti musicali in prolungamenti dei propri arti. C’è complicità tra loro, come la linea che definisce la chiave di violino prima di ogni pentagramma. Un mix di pop psichedelico e alternative si fa strada a gran velocità sulla corsia di sorpasso, accompagnato da una voce al di sopra del pubblico. Acuti vocali, in alcuni casi, che toccano il cielo per far sentire fisicamente la propria presenza sulla terra. Occhi chiusi, sguardi concentrati e assorbiti nelle melodie quasi vintage, come gli abiti di scena indossati dal frontman, segnano il primo tratto di strada, di un itinerario volto a esplodere per amore della musica.
Il secondo viaggio è in mare aperto tra scogli principeschi e lanterne sparse nello spazio circostante. Un abito bianco si concretizza al centro del palco, la magia ha inizio. “Lilies” è il brano d’apertura, tutti gli elementi sul palco sono in equilibrio e rapiti da lei che con grazia ed eleganza comunica con il corpo il proprio cuore. Una voce limpida e decisa che diventa la luce principale da seguire per ritrovare la strada di casa. Nonostante l’apparenza delicata Natasha Khan sa dove vuole arrivare, non ci sono incertezze o paure nella sua vocalità, guida il pubblico e lo porta con sé senza inganni. È lei ad avere bisogno delle persone, per emozionarsi e liberare il suo Bat for Lashes. Hanno così vita pezzi come “Horse and I” e “Laura”, quest’ultimo cantato nell’intimità acustica dell’Alcatraz. La sua rete cattura tutti i presenti con l’esecuzione di “Prescilla”, le sagome al buio si muovono, cantano e riprendono questo pezzo, come se la musica si fosse impadronita di loro. Gli applausi sono i fuochi d’artificio che preparano al bis finale. “The Haunted Man” e “Daniel” finiscono il serbatoio della macchina, siamo arrivati, consapevoli del fatto che quanto vissuto rimarrà per sempre, un viaggio indelebile dentro di noi.
Foto e Testo: Jessica Bartolini