Un piccolo capolavoro dell’underground italiano. Questo mi viene da dire senza alcuna esitazione per descrivere Epsilon, nuovo capitolo discografico dei Drunken Butterfly. 33 minuti sono più che sufficienti per poter parlare di un album di notevole fattura. Un concentrato di rock ed elettronica, dominato dai sintetizzatori e da una sezione ritmica possente. Non sfugge niente nella cura dei dettagli, nemmeno nel cantato (italiano) e nelle ricerca delle liriche, che esplorano scenari apocalittici e che raccontano l’utopia negativa di mondi abitati da società controllate e decadenti.
Il brano d’apertura “Epsilon” è un chiaro riferimento all’opera 1984 di Orwell (parla da sé la citazione “La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza.”) col quale si dà avvio alla guerra interiore dei DB: loop elettronici che si sovrappongono, sezione ritmica martellante e voce che si estende minacciosa lungo l’intera traccia. C’è violenza e tensione nelle parole del trio marchigiano, così come nella musica. I successivi brani non fanno altro che seguire questa linea di condotta: “Danza” è caratterizzato da un intreccio di basso che ricorda gli Shellac o i Jesus Lizard e che spiana la strada a un ritornello esplosivo, mentre “Piccolo Dio” ha un incipit distensivo, preludio al rumore e alla frenesia della parte conclusiva. “Istanbul” è un brano strumentale che serve a sciogliere la tensione delle prime tracce, ma col quale si pregusta il sapore amaro della successiva “Risacca”, vera e propria perla custodita all’interno dell’album. I campionamenti elettronici e i synth s’impossessano della scena in “Alice”, forse il brano più irregolare del lavoro, e nel ritmo incalzante di “Asfalto”, che descrive la desolazione di paesaggi post-apocalittici, ispirati al romanzo “La Strada” di McCarthy. La strumentale “Cinematic” è la perfetta colonna sonora per descrivere quello che resta di un luogo dilaniato da una guerra appena combattuta: una voce aleggia come un fantasma e si spegne poco prima dell’ingresso di una chitarra ruvida. L’ultimo sussulto.
La musica dei Drunken Butterfly è letteratura, è colonna sonora di un film, è una visione, è pura forza espressiva. La forte identità della band si misura anche sulla base di quelle che sono state le loro precedenti esperienze: altri quattro album all’attivo, senza mai perdere di vista il concetto di evoluzione della propria musica. Non c’è moda che possa reggere il confronto: Epsilon è un album che spazza via i cattivi pensieri generati dalla mediocrità di tanti dischetti indie in circolazione.
(Salvatore Piccione)