I Three Second Kiss (attivi dal 1996) sono un trio bolognese che, insieme agli Uzeda, ha portato in alto, fino alla corte del profeta Steve Albini, il noise rock italiano. A quattro anni dal precedente Long Distance, tornano con il nuovo e attesissimo album, Tastyville in uscita per la label francese Africantape. Se qualcuno si aspettava un lavoro lineare e spaccone rimarrà immediatamente deluso. Questo disco è storto e difficile.
Non che queste caratteristiche siano difetti in assoluto. Anzi, sicuramente al trio bolognese non può che essere dato atto di aver trovato una nuova via alla cima del rock contemporaneo (insieme ai mezzi-Uzeda, Bellini). Infatti, dimenticate gli stop&go alla Shellac, le sfuriate soniche di Sonic Youth e Jawbox, la cacofonia controllata di Big Black e Mission of Burma. L’unico contatto con i pionieri del genere sono i suoni che restano metallici, graffiati e dall’attitudine lo-fi. La struttura di tutti i pezzi, invece, è sorprendentemente disorientante. Sebbene batteria e basso costruiscano ritmiche dallo spessore post-hardcore di indiscutibile vigore, la chitarra ricopre il ruolo di dissonante voce fuori campo. Infatti, imbastisce accordi e arpeggi che non sembrano mai rientrare nello schema classico di forma canzone e alle volte si fanno ossessivi e realmente stranianti. La ricerca di soluzioni atipiche e apparentemente incomprensibili mi fa venire alla mente alcuni passaggi dei Massimo Volume, soprattutto quelli dell’ultimo Cattive Abitudini (“Don’t Dirty My Heart”). La voce, infine, è sempre controllata ed indolente un po’ come l’ultimo J Mascis e, mentre in certi frangenti è un elemento di contorno che recita parole (quasi) bisbigliate (“A Catastrophe Outside”), in altri casi si fa portatrice di melodie (quasi) pop di indiscutibile valore (“The Sky Is Mine”). Non mancano comunque alcuni rimandi al passato del power trio (“Vampirized”), anche se non si raggiunge mai realmente la tensione rabbiosa di pezzi storici come “Operation Dragon”.
Siamo di fronte quindi ad un disco audace, complicato, ma di indubbio spessore ed interesse. Sarà necessario, per molti di noi, ascoltare il disco più e più volte per venirne a capo, ma non sta, forse, nelle funzioni dell’arte dare qualcosa su cui riflettere emozioni e pensieri e su cui impegnare le parti più nascoste di noi stessi? Ebbene con questo misterioso e, apparentemente inaccessibile, “Tastyville” i Three Second Kiss ci donano una delle più stimolanti opere di noise rock contemporaneo! Bravi e bentornati!
(Aaron Giazzon)