Un disco magnetico. Suoni ancestrali, che sembrano arrivare da un’altra dimensione. Canzoni tessute, da una voce morbida e avvolgente, su fili di seta. Quello che Thony ci regala è un piccola perla, uno di quei gioielli da ammirare dolcemente, fragili, da indossare con cura.
Chitarre acustiche e vibranti. Archi ariosi, enormi respiri di musica e di bellezza. Suoni da strada, quei suoni che puoi sentire nelle giornate di inverno camminando in città, tra il profumo di caldarroste e il freddo che ti punge sul naso. Theremin, battiti di mani, corni, vibrafoni e altri piccoli dettagli, che sono quelli che rendono le cose semplici di una bellezza disarmante, una promessa di felicità come diceva Stendhal, di fronte alla quale non si sa bene come reagire, si può svenire, restarne abbagliati oppure, quello che preferisco, immagazzinarla, farne tesoro e imparare da essa che la bellezza è possibile, creabile ed aiuta l’anima attraverso i sensi.
Thony, confeziona, produce e arrangia la bellezza racchiusa in Birds, il suo (vero) album d’esordio, che era stato preceduto da un album uscito in streaming gratuito “With the Green in My Mouth”, di cui alcune tracce vengono riprese in questo nuovo lavoro della cantautrice ed attrice siculo-polacca. I paragoni accanto a Thony si sprecano, da Cat Power a Feist, passando per Nick Drake, Elliot Smith e Buckley, ma i paragoni non mi sono mai piaciuti, credo lascino il tempo che trovino e un artista merita per essere riconosciuto come “se stesso”, non per la somiglianza con altri. Thony avrà avuto le sue buone ispirazioni, delle ottime guide musicali, che l’hanno condotta fino a questo disco. Uno di quei dischi che una volta ascoltati, non solo non si dimenticano, ma da cui è difficile distaccarsi. Dopo e durante l’ascolto è facile trovarsi a canticchiare “Paper Cup”, fatta di battiti di mani e coralità. Si può rimanere adagiati sulla morbidezza di “Flower Blossom”. Fermarsi a pensare sull’insicurezza di “Quick Steps”, sulla fluidità di “Water” o su un amore, come quello di “Time speaks”, non uno dei migliori possibili. Andando avanti si può rimanere imprigionati nel freddo glaciale e strumentale di “Blue Wolf”. Per poi passare all’aumento aggressivo che si ha con “Sam”, una bellissima traccia rock che vira subito in “Near to Zero”, ancora strumentale e poi “Home”, ballad folk splendente di sole. La voce di Thony è il prisma di queste canzoni, riflette da ognuna di esse, in base alla luce, un colore diverso. Il suo nome è da segnare in agenda, per non scordarselo più. Per l’Italia è un fiore raro, qualcosa che non ha un’impronta propriamente italiana ma che è così bella proprio perché lo è. Con questo disco si affianca alle nostre, brave, cantautrici, in modo garbato ed elegante, con questo “Birds”, che potrebbe volare e riscuotere altrettanto, o forse anche più, successo all’estero.
Adoro questi venti di speranza che soffiano ogni tanto, portando con sé aria nuova, pulita e delicata. Profumi di leggerezze lontane dalla banalità. La ricercata semplicità. Quella cosa a metà tra bianco e nero, che non è semplicemente grigio. Grazie a Thony e a chi ha lavorato con lei, per la presenza di questo disco in terra italiana. Grazie a Paolo Virzì, che l’ha voluta come attrice protagonista del suo nuovo film “Tutti i santi giorni”, sperando che sarà altrettanto protagonista della scena musicale futura, ne abbiamo un estremo bisogno.
(Francesco Orietti)