Solo. Il primo degli Otto brevi racconti, titolo dell’album di Pierpaolo Marino pubblicato dall’etichetta siciliana La Vigna, incanta di arpeggi e di parole: “Solo, io vivo sottocoperta nascosto tra la muffa e l’indifferenza” è un inno a una libertà sempre più in disuso, a una tristezza che approda al molo dell’inconsistenza e prende in prestito sorrisi. “Quel che rimane dei giorni miei quando correvo sulle autostrade”. È una storia d’amore finita, ma è quella con il mondo, non con una donna o con un uomo. Così si aprono le otto storie di questo cantautore che mentre racconta il mondo parla di sé, o viceversa, e lo fa seguendo sì i dettami del cantautorato in fondo più classico, ma con uno spirito assolutamente contemporaneo nei testi e una coraggiosa attitudine all’osservazione delle piccole storie che fanno grande, e/o misera, la vita.
A raccontare queste storie insieme alla voce c’è una chitarra malinconica e arpeggiata con forza. Poi, solo in un secondo momento arrivano gli altri strumenti, come le percussioni e il basso di Angela, che è la protagonista della seconda storia, una donna che cerca una via d’uscita alla violenza. Ma Pierpaolo Marino dà il meglio di sé quanto più è minimale e lascia spazio alla sua voce morbida: e se “La canzone degli amanti” (nulla a che vedere con Leo Ferrè e Patty Pravo) tenta efficacemente la via del rock più rude, è in “Joshua” che ritroviamo quegli arpeggi mozzafiato che davvero regalano una ruvida dolcezza da brividi, potenziata da testi poetici e importanti: “Ho paura di sbagliare, e per quanto fervido sia l’immaginare, son sicuro che al di là di quello che vedo vita non ce n’è”, e se ne va così anche il fatuo conforto della fede, mentre a consolare resta una natura di mare e di nuvole che cambiano colore.
E intorno “C’è un mondo” che si rispecchia in un paio d’occhi di speranza: un’altra delicata ballata che somiglia a una ninna nanna su cui addormentarsi più serenamente possibile. Unico episodio debole dell’album è la troppo classicamente blues (e deandreiana) “Due merli”, ma il disco recupera negli ultimi due brani tutta la bellezza finora respirata, con la conclusione di “Piante carnivore”, echi quasi battistiani anni Settanta, con tanto di moog.
Registrato e mixato da Fabio Genco presso Vicolo Recording (Nordgarden, Clouds in a Pocket, Black Eyed Dog, Bananalonga) ed impreziosito dalla presenza di amici musicisti (da Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi a Paolo Tedesco/Clouds in a Pocket allo stesso Fabio Genco), ‘Otto Brevi Racconti’ è un’altra prelibatezza de La Vigna Dischi, etichetta fatta in casa a Mazara del Vallo, provincia di Trapani. La prima, paragonata a un Syrah, è stata un album di Giampiero Riggio, “Separations”, edito nel 2007 e a inizio 2012 ripubblicato dall’etichetta siciliana: disco bellissimo, caldo e struggente seppur registrato con un computer, e lo trovate in free download qui, mentre il disco di Marino, definito il Merlot de La Vigna e fresco di stampa, è in streaming qua sotto.
(David Drago)