”Le idee che ho le invento soffrendole io stesso, passo passo, io scrivo soltanto ciò che ho sofferto punto per punto in tutto il mio corpo, quello che ho scritto l’ho sempre trovato attraverso tormenti dell’anima e del corpo”, così sosteneva quel genio folle di Artaud in una lettera allo scrittore Paulhan nel lontano 1945. Oggi quella sofferenza diviene punto di partenza e linfa vitale per un progetto musicale fuori da ogni schema ad opera di due menti versatili e innovative, già dedite alla sperimentazione più estrema. Uscito su Brigadisco lo scorso 15 ottobre, Endimione, nuovo 12 pollici firmato ?Alos (protagonista con Bruno Dorella del percorso OvO e fondatrice del progetto ALLUN) e Xabier Iriondo, non è solamente un disco, non si limita ad essere musica. “Endimione” è carne che brucia sotto il sole, è il respiro affannato di una vita ostile, è il lamento flebile di una lotta infernale tra gli assoluti dell’esistenza. A meno di un anno dall’ultima fatica discografica (risale a dicembre 2011 infatti il loro esordio con uno split per le etichette Tarzan Records e Bar La Muerte) Stefania Pedretti in arte ?Alos torna a collaborare con il polistrumentista e sperimentatore italo-basco.
Ispirato ai “Madrigali” di Antonin Artaud, “Endimione” mescola stridente ricerca, allucinata poesia e ferocia (dis)umana. Un vinile trasparente fa da palcoscenico a uno spettacolo tetro e viscerale, dove la paura di una sonorità sconosciuta si compensa con una sensazione di assoluta e primitiva libertà. Tremendamente sperimentale, indubbiamente affascinante. Un disco dotato di straordinario magnetismo, e formulatore di una visione innovativa e rivoluzionaria della musica. ?Alos e Iriondo portano avanti una concezione della crudeltà -profondamente artaudiana- che trasforma la parola, i gesti e l’immagine in suono. È un linguaggio fisico e concreto in cui la violenza sui sensi deve avere il sopravvento, e la percezione dell’ascoltatore deve spostarsi anche su qualcosa di magico, di invisibile e di segreto: si arriva ad immaginare una realtà umana sinora impensabile, frutto di urgenza fisica e slancio creativo. Otto vite,otto storie, otto nomi che si stagliano violenti in questo complesso e spietato dipinto sonoro. Si va dalle distorsioni ultrasensoriali e terrificanti di “Georges Gabory”, in cui la voce di ?Alos assume tinte sensualmente orrorifiche ai disturbi ondulati di Robert Mortier, angoscioso e allucinato racconto sostenuto dal timbro rauco e straziato di ?Alos.
E se “Marguerite Jamois” si proietta nelle tenebre, altera e sibillina, “Florent Fels” è la terra che si muove sotto i nostri piedi, che ribolle e fa rumore in un urlo disperato e bestiale. Pazzia e feedback farneticanti sembrano essere il comune tappeto sonoro per un disco ossessionato ed elettrico, visceralmente elettrico. “Genica Atanasiou” sembra uscire direttamente da un grammofono che trasuda bollori cosmici, come una lava impazzita e devastante. Iriondo corrode i suoni, li contamina di malattia e sapiente ferocia mentre una ?Alos sempre più lisergica e potente declama antichi dolori, urla il malessere più cupo e gorgheggia poesia maledettamente ipnotica. Il loro è un processo di abilissima decostruzione-ricostruzione sonora che porta a una creatività sperimentale sempre più estrema e fiabescamente perversa. Il malessere, la vena rumorista, l’eccessiva e inquietante acustica che sfiora la cacofonia convivono con momenti neo romantici disegnati da acquarelli impressionisti: fisarmoniche lontanissime, grammofoni graffiati da unghie demoniache e minuscoli campanelli che accompagnano canzoncine francesi fra il soave e l’atroce.
“Endimione” è un’idea acuta che si lascia attraversare da deliri, per sfondare i limiti della percezione, per creare una prospettiva diversa. “Endimione” è una creatura piena di incubi fatti del tessuto di una poesia in rivolta contro se stessa, di pensieri e grida dalla potenza schiacciante. Un disco che conficca il chiodo della sua insofferenza nella carne del mondo e lo fa con uno slancio che dimostra la profonda onestà dei suoi autori, affrontando la vita a muso duro, per piegarla alle logiche dell’impossibile. Urge il caos, la terra trema sotto i nostri piedi. Endimione è arrivato.
(Beatrice Pagni)
Sito Xabier Iriondo – Sito ?Alos