La Bologna della “grande scommessa alternativa”, il corner ufficiale della fantasia al potere e dei cromosomi no/wave – new wave si riprende una delle schegge sonore che più di altre ha corroso gli ascolti con una creatività dalle mille direttrici sonore e dai riflessi elastico-anarchici; tornano dopo tre decadi di “riflessione” i Confusional Quartet con l’album omonimo, un undici tracce strumentali che già dopo pochi secondi riagguantano questo lasso di tempo macroscopico tanto da sembrare mai passato, come se fosse stato per quindici minuti dietro l’angolo delle meraviglie soniche.
Ovvio che la maturità ha messo le armature della compattezza, via gli orpelli e ammennicoli di una gioventù “scapestrata” e avanti la grande varietà della classe con destinazione le atmosferiche energie dissonanti e pervasive, una specie d’anarchia incontrollatamente controllata, una energia che imbocca immaginifici ed intricati timbri, giri, personalità sonore avventurose, quasi una session-mosaico di astruse melodie; Enrico Serotti chitarra, Lucio Ardito basso, Gianni Cuoghi batteria e Marco Bertoni tastiere sono un power force che involucra e confeziona un’eccellente mix di jazzly, frames pubblicitari, elucubrazioni progressive e visioni allucinate con le straordinarietà free di Area, spore di Perigeo e Devo, sintomatologie Zappiane e delle sperimentazioni avantgarde poliritmiche che hanno segnato un’epoca di controcultura sfarzosa e beatamente oltraggiosa al system.
I CQ dipanano un fiume in piena di ritmi e intrattenibili scrosci di suoni mettendoli a disposizione di chi adora la capacità combinatoria di tantissimi materiali disparati e che producono suono restituiti poi all’ascoltatore con un atteggiamento intellettualmente pazzoide e godibilissimo, una esuberanza sovrapposta tanto da ricordare vagamente le orbite convesse ed iperrealiste di The Nerve Institute; vocalizzi Stratos-ferici (“Futur-funk”), cabaret isoscele (“Cani alla menta”), sambe orientaleggianti impazzite (“Ritmo speed”,“Forza dell’abitudine”), uno shake convulso e godurioso (“Amaricante”) ed il diamantino messo lì in anteprima di chiusura (“Orazio”) sono un pandemonium organizzato di una cosmogonica elettrica tutta sua, sono il patrimonio di questo bel ritorno, di questi diabolici geniacci che della confusione ne fanno la loro logica/illogica dichiarazione d’intenti.
Sono dei solchi molto avventurosi, un movimento tellurico di professionalità, progressioni ed estetiche fool che hanno il fascino infido delle notti insonni o dei sogni agitati. Perfezione a go-go!
(Max Sannella)