I Me and My Drummer, come suggerisce già il moniker, sono solo in due, sulla loro carta d’identità alla voce “Nazionalità” c’è scritto “Tedesca” e a dispetto della copertina del disco di debutto intitolato The Hawk, The Beak, The Prey il cui lettering appare scritto col sangue, o forse con un rossetto vermiglio, può suggerire o lasciar intendere che il suo contenuto sia appunto sanguigno e di natura aggressiva, pregno di sonorità rock scese a patto con il blues; lo suggerirebbe anche il solo fatto che la formazione sia composta soltanto da due elementi, così che le prime associazioni mentali li collocherebbero di fianco ai White Stripes, ai The Kills o ai più sgangherati Black Keys. Niente di più sbagliato!
Charlotte Brandi e Matze Prollochs, rispettivamente voce/synth/piano e batteria, sono lontani mille miglia dalle band sopracitate, i due si crogiolano in un chamber-pop intimo ed elegante ripartito in dieci brani che attraversano diversi stati emotivi nonché situazioni attraverso le quali si passa con meravigliosa nonchalance dal minimalismo sonoro quasi estremo in cui Brandi e Matze si spogliano di tutto il superfluo (la coraggiosa opener track affidata alla scarna “Phobia” o alla più spirituale “The Wings” nella quale si “gioca” ancora più per sottrazione, con la sola batteria a sostenere un coro di voci “angeliche” che accompagnano il cantato di Brandi e che donano al brano una profonda intensità) alle mini suite nelle quali invece i due somigliano più ad una pocket-orchestra (“Rain Kids”, “Mother Shell”), senza disdegnare un leggera digressione in quella che appare come una pièce teatrale Off Broadway (“Down My Couch”). Nel mezzo ci sono i tre singoli fin’ora presentati (“You’re A Runner”, “Heavy Weight” e l’ultimissimo “Don’t Be So Hot”) che ritagliano ai due musicisti tedeschi un posto tra le passioni rossofuoco di Florence+The Machine e gli arabeschi multicolore di My Brightest Diamond, tra i riferimenti ci sarebbe anche la “nostra” Elisa, ma quest’ultima è menzionata solo come vago riferimento vocale con la bionda Brandi.
Alla fine dei conti questo esordio dei Me And My Drummer risulta un inafferrabile concentrato di organismi pop elegantemente annodati l’uno vicino all’altro che ti esplodono in faccia, ascolto dopo ascolto, come un arcobaleno cangiante racchiuso in una bolla di sapone.
(Antonio Capone)