Questo è il terzo capitolo per gli Inland Sea, dopo l’omonimo del 2008 e Things Change del 2010, e quanti non li dovessero conoscere, lacuna da riempire subito iniziando proprio da questo The Passion, potrebbero far meraviglia e urlare sulla possibile prossima big thing inglese, perché inglese è il sound, un perfetto equilibrio tra ballate acustiche e spinte rock, tra quelle costruzioni melodiche che sono sempre state, con tutte le varianti del tempo, caratteristica ammirevole della terra d’Albione, e quella vena rock che ha fatto la fortuna di tanti gruppi dagli anni 80 in poi; ed è inglese il racconto, i testi peraltro splendidi e nettamente al di sopra della media, cantato con voce potente e carica di graffi vitali.
Milanesi sono invece i componenti storici, i chirurghi Paolo Spada (voce e chitarra acustica, autore dei testi e di molte musiche), e Giorgio Poletto (tastiere), più i nuovi Alessandro Aricò (batteria e percussioni), e Vincenzo De Meo (basso e viola). Certo il nome “Mare Interno”, ha poco a che vedere con i ritmi e i suoni mediterranei, anche se i brani dell’album richiamano la fluidità e la mobilità dell’acqua. Sorprende la completa assimilazione delle modalità anglosassoni, la perfezione formale che non danneggia l’emotività dei brani, la capacità di riportare tutto questo con uno stile che si fa anche personale e molto, molto piacevole, la forza e l’immediatezza che non si fa mai banale, anzi, e che riesce a far memorizzare all’istante e a far fischiettare canzoni come “Hushing The Whispers”, che pare pezzo leggero di McCartney e invece recita: “Non c’è colpa negli uomini poveri/non c’è reato né vergogna/non c’è peccato nei senzatetto/non c’è crimine per gli affamati/La vita non mi ha dato niente/niente ora ho da dare/rubatemi i pensieri stanotte, adesso/prendete queste voci qui dentro”. O come “Two”, galeotta e avvolgente, che l’amore felice lo canta così: “Lasciami far tardi e dormire/far tardi e sognare/mentre tu sei al mio fianco/e ti sento vicina/Andiamo fino alla fine/non torneremo più/sono felice di diventare vecchio/in una notte come questa/quando le stelle bruceranno fino a svanire”.
La media è altissima, i brani scivolano uno dietro l’altro senza ripetizioni e stanchezza, cattura ogni volta e riempie, i giochi raffinati di questi dottori fanno bene alla salute. Ottima musica, ben suonata, e poesia, cosa volere di più?
(Alberto Marchetti)