Per quanto la classe, tempo addietro, era una cosa non rara per la premiata ditta East Rodeo, è inevitabile prendere in considerazione i mutamenti di produzione che la band promette e mantiene in questo nuovo lavoro, Morning Cluster, un serbatoio atmosferico in cui pare che gli Ulan Bator peggiori abbiano scaricato tutti i dubbi, imperfezioni e percezioni di un post-rock ricco di smerigliature, scarti di fonderia soft e gli andazzi a mezz’aria che il precedente Dear Violence appare al confronto uno stuzzichino, un antipasto di dolci declivi.
I nostri italo-croati in pochissime parole si danno alla sperimentazione della sperimentazione – a quanto pare di quella intransigente – ed in tutta sincerità dopo un ascolto “volenteroso” di queste dieci tracce, il disco non riscuote grandi importazioni di stupore o quant’altro, risulta alla fine di una pesantezza atroce, irrazionalmente scontato e riduttivo, dove minimalismo, noise, forma galattiche di psichedelica delirante e inserti trasversali di jazz, rock, e tutta la miscela stilistica che di solito si usa per confondere più che per impegnare sono qui in bella mostra per riempire un qualcosa che altrimenti non suonerebbe, ed è qui che la catastrofe della ciambella senza buco ritorna alla mente come una fola nefasta. Si rimpiangono gli inizi funambolici, glam e non-sense di questa formazione, non perché si è ostici alla sperimentazione avanguardistica, ma perché un impatto sonoro va guidato senza lasciare a deliri psicotici, psicotropi e fuori logica la mano di una scrittura anarchica e poi magari spacciarsi per “sti cazzi de stravagantia” facendo in modo che l’ascoltatore schizzi nel pensiero abusatissimo de “è la maturità artistica che parla e suona”; nonostante una caterba pingue di ospiti che in un modo o nell’altro contribuiscono alla totale confusione programmata, Morning Cluster lascia indifferenti, una accozzaglia di cose che fanno rumore senza né capo né coda, probabilmente un momento passeggero della band per sfogare le loro non creatività ai danni di qualcuno, e come ben si sa nella musica – purtroppo – tutto è concesso.
Tre esempi su tutti, l’ossessione di una pallina da flipper che sbatte in “Ballad of LC”, lo sbecchìo di una corda che in crescendo scandisce un tempo alieno (“MRS. Cluster”) e il noise percussivo e cosmique di “Step away from the car”, tre esempi che potrebbero rivoluzionare il vostro congenito difetto fisico del non prendere sonno, dunque attenzione maxima, poi se siete – e ce ne sono a bizzeffe – masochisti, tutto il resto del registrato vi attende, ma poi non dite che non vi si era avvisati ok? Della serie: ma ci faccino il piacere, ci faccino!
(Max Sannella)