Ci fanno ballare pazzamente sin dal primo loro scossone discografico, quel Sottoterra che aveva portato nuove chances e nuovi stimoli tra le luci stroboscopiche di tanti dancefloor, ora con il nuovissimo e omonimo lavoro, i pugliesi Serpenti, gli ex Ultraviolet Claudia “Clou” Franchini alla voce e Luca Serpenti batterie elettroniche, samplers e basso, tornano a patrocinare un odierno elettrorock sfavillante, fresco e multiforme che suona come un defibrillatore a pieno regime, un travolgente “move it” che arriva dove gli altri mostrano la lingua in fuori.
Un disco genialaccio, nove tracce con colorazioni giovanili eccentriche e movimentate con quel senso popsike diffuso come una profumazione tipicamente anni Ottanta, una mutante forma dance insofferente alle classificazioni sempliciotte, quelle che si additano di solito alle formazioni d’intrattenimento festaiolo, qui si fa sul serio, dentro ci sono tutti i “meravigliosi derivati tossici” che possono arrivare dalle punte di gamma targate Human League, Garbage o le infezioni indolenti dei Krisma di Maurizio Arcieri e Christina Moser, un continuo e rutilante frenetismo di corpo e mente che, messo a contrasto di questi anni svalutati musicalmente, può durare quanto può durare, invece, se una macchina del tempo lo potesse recapitare nel centro degli Ottanta, ora staremmo a scrivere di una grande numero sonoro, di serpenti di grandi dimensioni.
Cattedrale di campionatori, ritmi voraci, sintetizzatori e quella bella ubriacatura da sabato notte al limite delle possibilità fisiche, il disco mostra tutte le sue caratteristiche, ora dritte, ora storte, come si conviene ad un disco che vive a mille all’ora, che morde la vita come una fame ogni volta improvvisa, ogni volta come se fosse l’ultima; “Tenax”, traccia portata al successo negli Ottanta da Diana Est ed ora riproposta insieme a Ruggeri in una versione all electronic, fa da anfitrione in questa jungla si suoni e sensi, si introduce nelle ossesse giustificazioni di “Io non sono normale”, si tuffa nelle sex provocazioni di una lontanissima Sabrina Salerno (“Tocca la mia bocca”, “Scendo piano”), poi tutto quello che satellita intorno è una dispersione salina a tutto tondo, una discoteque a portata di stereo che vi seguirà ovunque abbiate bisogno di sound ed energia da catturare e rigettare come in una palestra customerizzata. I Serpenti mordono ancora bene e mai a caso, il loro veleno elettro è di gran lunga un “antidoto” alla staticità depressiva.
(Max Sannella)