L’inizio è di quelli con botto, e “The calling of loneliness”, la traccia cha apre l’album, è una splendida ballata country rock che introduce subito nell’atmosfera della tradizione americana che aleggia in tutto l’album di questa band fiorentina, e riporta ai fasti di Nashville e ai gloriosi America del cavallo senza nome, ma anche, per esser chiari e decisamente, a quei R.E.M. i cui ormai sentiamo soltanto nostalgia. Mettiamoci anche un assaggio di Chris Isaak, un pizzico di Neil Young e l’aroma dei Supertramp e il dovere citazionistico è assolto.
Ma in questo caso è davvero molto evidente, e voluto, il riferimento a radici musicali che da oltreoceano conquistarono il mondo. La tradizione può farsi avanguardia, quando nove bellissime canzoni dichiarano la loro ispirazione e mischiano in mirabile equilibrio passato, presente e futuro, attraverso una profondità di suoni che dona alle orecchie piacevolezza e sentimento: questa parola in disuso e un po’ vintage come le loro atmosfere finalmente riprende il suo scettro e, anche grazie alla cura dei suoni e alla magnifica voce di Andrea Badalamenti, si riappropria del suo significato più autentico, che è quello di trasmettere e donare emozioni. Alberto Mariotti/Samuel Katarro/King of The Opera in veste di produttore fa il resto, e il risultato è un gioiello d’esordio che apre la strada a un futuro che dalla tradizione trae la propria forza. I The Regal al completo sono, oltre a Andrea Badalamenti (Voce e chitarra), Stefano Venturini (chitarra), Alessio Consoli (basso), Manuel Pio (batteria). Arrivano dal Rock Contest di Controradio e A Buzz Supreme li ha voluti in scuderia. Il loro album d’esordio si ascolta tutto con grande trasporto, ma se vogliamo individuare un poker d’assi eccolo: “I wanna go back to the start”, “The calling of loneliness”, “The last Christmas”, “They got the light in their eyes”.
(David Drago)