Potrebbe benissimo essere un progetto parallelo con cui confrontarsi, la pietra di paragone per chiunque volesse fare della musica un contrasto netto e sognante con i propri deliri o per quei pulviscoli – in progressione – sonici e poetici che procreano e pervadono un senso di piacevole straniamento superiore. Non stiamo parlando di un nuovo film di Peter Greenaway, ma dello slim/Ep Amarsi a Gomorra, il tre tracce dei Vov, formazione sperimentale in cui si propongono Davide Arneodo dei Marlene Kuntz e Marta Mattalia, una stupenda vocalist che esprime e si sovrappone su arrangiamenti e suoni con una intensità teatrale e di polverosa realtà.
Roberto Saviano è il perno dell’opera, ma non solo, anche quel mondo torbido e dai lunghi echi che fa parte di situazioni e disturbi che hanno fatto storia e ancora la faranno purtroppo, e qui, come a volere intralciare lo stato di cose, queste tre “denunce” poetiche che cercano di allargare cuori e sentimenti che si sono ristretti col tempo e con la paura, praticamente una speranza ed una voce in più a fare da amplificatore dentro questa Gomorra che in fondo appartiene a tutti; c’è l’arco vocale che si apre e punta melodicamente contro delinquenza malavitosa e omertà diffuse (“Ridatemi la bocca”), il canto sospeso e d’amore da contrapporre come difesa naturale e umano contro la Camorra imperante (“Amarsi a Gomorra”) e lo sguardo elettronico di una fiaba straniante che non è dedicata ai bambini come fonte di innocenza da raccontare, bensì una differente angolazione narrativa molto più reale della realtà stessa (“Biancaneve”).
Amore e cattiveria sono messi a muso duro, ma l’amore – se non ci hanno fregato in millenni di chiacchiere – dovrebbe avere la meglio su tutto, e qui dentro di amore ne passa tanto anche se la ruvidità grezza della vita di tutti i giorni ci condanna a guadagnarcelo questo amore invece di portarlo come dote naturale. I Vov scavano poeticamente in questi melodrammi vitali, e sono solchi da gran rispetto.
(Max Sannella)