Un piacere fatto disco che toglie la voglia di fare qualsiasi cosa; ottimo debutto discografico per il folk singer Dola J Chaplin che con To the Tremendous Road affida direzioni, sogni e coordinate di volo ad un raffinato e sofisticato country che sa di Americana e gocce soul-blues di provincia – nel senso più nobile del termine – bagnato da un’inconsolabile, compiaciuta malinconica che adoriamo da morire.
Chi trova un amico trova un tesoro. Questo autore ne ha trovati tanti, con una chitarra, un cuore aperto e qualche chilo di poesia nell’anima, già con un disco ha trovato la strategia più appropriata per rapire l’anima all’ascoltatore ed eventualmente salvarla tra i spiragli di luce che questa tracklist diffonde come desiderio di pace dentro, tentazioni e perdizioni che tra le righe delle canzoni respirano e tossiscono di assoluto; artista picaresco, raffazzonato come i poeti di strada, Chaplin ci offre queste dodici tracce potenti ed impercettibili nel contempo, elementi sonori che permettono allo spirito agrodolce di tenersi alla larga dagli abissi tenebrosi e disperanti, specie nell’interiorità sconosciuta di un “Io” che comunque c’è.
La solitudine come sorella maggiore e quella temperanza che non scende a compromessi e non scivola su quelle sostanze patinate, un viaggio in salita e discesa che mostra una cura stupenda per i dettagli vedi i mantici slide che oliano la bella “You’re on my mind”, lo stompi’n alla Ani DiFranco (“Railway”), le prayes struggenti “Frost neath the nails”, “Nothing to say” o la chiusura affidata ad una lacrima arpeggiata sopra gli immensi landscape degli States (“Drivin’ south”), tutto vive un perfetto equilibrio di bellezza e trasparenza riversato in un debutto, un piccolo gioiellino di delicatezza selvaggia che insieme a pochi altri dischi – fino a questa metà di anno – ha saputo offrire. Imperdibile.
(Max Sannella)