Girano perfettamente oliati nello spazio intorno all’anima, i meccanismi del gigante bianco. E già in molti hanno tirato fuori dall’inesauribile cappello dei paragoni i Mogwai piuttosto che i Sigur Ròs.
Ma lasciamoci trasportare in questa Antimacchina: è un viaggio nello spazio e nel profondo che il trio padovano ci regala, col suo post-rock strumentale. E un esordio che dilata e rallenta, come a eliminare le barriere spazio-temporali in sole sette note, con una batteria che, misuratissima, delinea e quasi educa le chitarre già disciplinate in punta di plettro. La raffinatezza pulviscolare di The White Mega Giant non ha niente di cerebrale: nonostante rimandi alla scientificità di certe colonne sonore, è la corda emotiva quella più toccata, in queste cinque tracce che scivolano via fin dall’apertura, con “Mururoa”, che titola un brano perfettamente calibrato tra la luminosità dell’atollo polinesiano e l’oscurità di cui è stato vittima, usato dai francesi per i test nucleari. Il pulviscono del crepuscolo diventa a tratti pulviscolo nucleare, come se in musica i The White Mega Giant volessero mettere in guardia dall’uso sconsiderato che si fa della scienza e delle sue scoperte, e sottolineare quasi un concetto greco, quando Apollo era il dio delle scienze e delle arti insieme, nonché la rappresentazione del Sole (come sua sorella Artemide quella della Luna): e si torna nell’astronave musicale a frantumare ogni barriera di tempo e di spazio. Coerentemente, i The White Mega Giant dimostrano con questo bell’album d’esordio come possa essere scientifico e profondamente emotivo l’approccio alla musica. Come si possa rivolgere contemporaneamente lo sguardo verso l’alto e verso il basso: ascoltando il brano “Katrina” , ciclonica ribellione della natura alla boria umana, non c’è niente da stupirsi se si percepirà che la furia delle acque è una calma e logica conseguenza, vista dallo spazio infinito. “Antimacchina” è una precisa presa di posizione fatta solo di strumenti, per un disco da ascoltare con la dovuta calma, in casa sdraiati sul divano, ma anche in viaggio, per un lungo momento di calore glaciale (“Cygni” è una costellazione calda e lontana) , per una lunga pausa di riflessione e distensione.
(David Drago)