Se non fossero esistiti Emidio Clementi ed i Massimo Volume, quello dei Distorsonic sarebbe stato uno dei più bei dischi degli ultimi anni; detto questo Dose minima letale resta un ottimo disco, un lavoro compatto, ben suonato e ben arrangiato da Maurizio Iorio (già per anni al fianco di Moltheni), che è l’anima del progetto. I Distorsonic (Iorio si avvale infatti della collaborazione nei live del batterista Stefano Falcone) suonano arrabbiati e disillusi. Suonano come un unico blocco di granito che ti si piazza davanti e che non puoi non fronteggiare.
I Distorsonic sono la realtà “cattiva” che ti viene a prendere. I testi sono estremamente attuali e mai scontati e il peso che viene dato ad ogni parola dal recitato di Iorio (che comunque non raggiunge le vette evocative di Clementi) è ampliato da un suono che ottimamente si erge sul filo sottile che divide il rock dall’elettronica, senza mai abusare nè dell’uno nè dell’altra ma creando qualcosa di notevole impatto. E’ difficile infatti, ascoltando il disco, pensare che tutto questo sia stato fatto da un duo drum & bass e non da un gruppo di almeno quattro elementi. La forza di “Dose minima letale” sta anche nel fatto che l’insieme dei pezzi, dalla prima traccia “D’improvvisa rabbia e rancore” all’ultima “Una minacciosa aria di festa”, riescono a creare un unicum omogeneo non solo dal punto di vista sonoro, ma anche dal punto di vista dell’immaginario; l’atmosfera che si dipana per tutte le nove tracce di quest’opera è infatti quella di una lugubre periferia cittadina notturna, una periferia dominata da “La frenetica sinfonia dell’angoscia” , dove anche l’amore è un “Amore disattivato” e ai bordi delle strade ci sono solo “Detriti”, a ricordare ciò che c’era ma che non può più esistere e perfino chi riuscisse, in questo scenario apocalittico ma estremamente tangibile a provare sentimenti positivi, non può che restarne stordito, come se non fosse più abituato a simili sensazioni (“Stordito da una gioia fredda”). Perfino l’aria di festa, in questo habitat spettrale è qualcosa di poco piacevole. (“Una minacciosa aria di festa”).
In conclusione si può dire che Iorio, in questo progetto, mostri tutta la sua abilità di compositore, nonchè quella di musicista; il duo che forma con Falcone è di rara bravura tecnica, come conferma la ricercatezza dei pezzi e la loro ricchezza musicale (da rimarcare gli arrangiamenti), pur essendo in presenza, come detto, solo di un duo di basso e batteria. Non siamo davanti ai Massimo Volume ma non per questo i Distorsonic non meritano la giusta attenzione, anzi il coraggio e la qualità del progetto di Maurizio Iorio, che probabilmente fin da subito era consapevole dei paragoni a cui sarebbe andato incontro, meritano certamente un ascolto attento. Non resterete delusi.
(Alessio Gallorini)
“Stordito da una gioia fredda”
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