La cultura artistica della regione campana non può che essere sensibilissima ai temi ecologici e ai disastri ambientali, sia che dipendano dalla pessima amministrazione, dalle magagne governative o da eventi naturali. I sanniti VenaViola con il loro quarto ep autoprodotto Smash-up, infatti, sviluppano a pieno quella che potrebbe definirsi un’esigenza per chi i disastri ecologici li vive quotidianamente da vicino, ma la scelta della band è quella di volgere lo sguardo fuori dai confini del Paese, e non solo perché i temi trattati lo impongono, ma anche per una svolta musicale di ampio respiro che guarda al panorama indipendente europeo, pur mantenendo la loro matrice trip-hop.
La scelta dei contenuti per il trip-hop, però, mi sembra un po’ fuori luogo, perché il “supporto” musicale, in questione presuppone una fruizione lean back, più che un ascolto attento e di sensibilizzazione al caso. Alcune scelte sono di fondamentale importanza per chi produce cultura, e in questo caso i VenaViola non hanno proprio centrato il bersaglio. Ma prescindendo dalla testualità, il trip-hop di Smash-up è fatto a regola d’arte e si affaccia bene nel quadro delle eccellenze del genere (Portishead, Massive attack), pur non avendo ancora una cifra stilistica del tutto personale; tuttavia alcuni aspetti, ancora un po’ acerbi, possono sicuramente maturare con l’esperienza e l’affiatamento del gruppo che ha subito le sostituzioni della cantante Michela Antolucci e il chitarrista Carlo Zollo con l’attuale Veta (Teresa Viglione) alla voce e Anna Salzano al piano e al rodhes tra il 2009 e il 2010. A farla da padrone nell’intera tracklist sono il basso di Gaetano Vessichelli, supportato dal rodhes della Salzano e i synth di Angelo Cusano, e la voce di Veta che ci racconta la bellezza debilitata della natura (“Black Tide”, “Dont’ trust him”), la furia dei movimenti terrestri (“Sand Castle”), la storia degli sbagli umani che frana sulle vittime non previste nei piani di fattibilità (“An awful creation”) e la quotidianità velenosa dei quartieri-discarica (“Poison”).
Smash-up si può godere sotto l’atmosfera delle luci soft, nell’intimità di un momento di ristoro, ma se vuoi farci attenzione ti sta chiedendo di riflettere e recepire attivamente quello che a sottovoce ti sta sussurrando. Nel complesso sono sei tracce che ti cullano e qualcuna ti fa venir voglia di rimetterla su, ma i VenaViola, nonostante il soddisfacente lavoro hanno ancora bisogno di raggiungere una mission che metta in relazione in maniera ottimale ciò che suonano con ciò che dicono.
(Simona Cannì)