Torino della Mole, Torino dei Murazzi, la Torino del Balon e la Torino sofisticata di Paolo Spaccamonti, dita, cuore e l’altezza focale di un’atmosfera rarefatta e colta che chiude ed apre, nel nuovo album, Buone notizie, un nuovo spaccato dell’arte del “cordame sonante”, arte che il musicista giostra tra sensazioni e maestria, frenesia e tecnica dentro un’evocazione collettiva di seduzioni senza fine.
La regola dei suoi dischi è “perenne trasformazione” tra scenari infiniti e orizzonti spalancati, sperimentazioni che iniziano, ti rubano le tempie e rimani in gioco con i suoi giochi che fondono libertà freschezza, inventiva; bagliori post-gazer sobbalzano come oggetti misteriosi su stranite increspature timbriche che non possono non ricordare quanto si muove e strizza l’occhio sui pentagrammi inquieti e ammaliatori di una New York ottenebrata (“Guitar heroin”) o la Londra dei diversivi coolness da clubbing (“Tartarughe”).
La scrittura strumentale dell’artista apre le porte “della comunicazione” ad una ricerca d’affinità e plus valori visionari e immaginifici, non simbolismi ermetici, ma flussi continui di tempi, luoghi e contesti che fanno sostanza sospesa capace di farci sognare, stranire e delirare come prede di una dolce e friabile metamorfosi ipnotica “Niente per bocca”, volare tra le trame psichedeliche ambient come polvere di pietre (“L’ultimo vestito non ha tasche”), incanalarsi nel risveglio rock che batte messianicamente in “Ossamiche”, pathos percettibile Davisiano dietro la tromba di Ramon Moro e le languidezze di cello messe in piazza da Julia Kent o annusando le lontane mistiche mediterranee dai sapori interportali che macchiano le sinuosità pesanti di “Amici vecchi”, poi il charisma propulsore che gira tra minimalismo e fascino darkly, fa tutto il resto, ti strappa il cuore e lo lancia nella direzione d’inarrivabili sentieri che hanno l’alto come misura di mossa.
Paolo Spaccamonti, chitarrista e pittore dinamico d’elettricità dosata fa una summa davvero pregevole di quello che veramente “sa fare”, ovvero incantare ogni volta che si rimette in circolo e le buone notizie che ci ha regalato sono ancora una volta lezioni di lusso sonoro, caratteristica piena e personale di un nuovo impianto meditante che ha l’insondabile come fine primario. Un nuovo gioiello di cui esserne fanfaroni.
(Max Sannella)