Un album internazionale, sia dal punto di vista della produzione che da quello della distribuzione. Better Mistakes dei Marti è stato infatti creato negli studi di Amsterdam da un’etichetta canadese, per poi essere portato oltre che in Italia anche in Germania, Giappone, Francia, Uk e Australia.
La band di Genova è riuscita a soddisfare le aspettative che il loro primo album aveva creato seppur con qualche difficoltà. Forse per riuscirci appieno sarebbe bastato curare maggiormente i testi, a cui invece è stato affidato il compito di creare gli immaginari anni ‘70, in cui già la sola melodia riusciva a trascinarci. Merito degli ottimi musicisti che compongono la band e degli ospiti che hanno collaborato alle registrazioni e che compensano la non originale voce di Andrea Bruschi. Il risultato è un jazz che a tratti rimanda a Nick Cave, una melodia omaggio all’immaginario noir e, forse, al cinema d’altri tempi. Undici pezzi da ascoltare con attenzione, per rimanere colpiti dall’Intro e godere poi di pezzi come “Havana Bride” o “Doesn’t make me happy”.
Ottima “chicca” l’unica traccia cantata in Italiano e firmata da Bianconi che chiude il disco e viene regalata come “bonus track”. Scelta forse fatta per ricordare l’italianità della band che ha scelto di affidarsi alla lingua inglese ma che, forse, dato il risultato di questo pezzo farebbe bene a ripensarci.
(Anna Dima)