È uscito il 12 settembre l’ultimo album dei Ladytron, soave, dolce, onirico, elaborato, progettuale e naturalmente pop. Gravity the Seducer nasce come l’album di “nuova affermazione” firmato Ladytron. Immagina di trovarti in una foresta, anzi in un piccolo bosco, uno di quei boschi che ha tutto, il ruscello, le foglie verdi, le bacche rosse, il vento. Un bosco a volte abbagliante, a volte fosco e tenebroso, c’è Bambi, Freddy Krueger e anche Ofelia. Tutto insieme. Tu sei lì e cammini, inciampi e ti rialzi. Forse inciampi perchè hai nostalgia, ti ricordi di un synth pop anni 80, di una wave che non c’è più.
Eppure… eppure assapori un gusto nuovo nell’ascoltare la tua colonna sonora. Queste le voci di sottofondo: ”ci stiamo dentro con tutte le scarpe”, “ormai non c’è tanta differenza tra gli occhiali da sole di tua madre e i tuoi rayban”, “Ieri avete fatto cambio”. C’è sempre il synth-pop, un po’ dark, un po’ lieve, un po’ romantico, proprio del suono dei Ladytron in questo album. Ma c’è anche molto di più. C’è una carica espressiva enorme, si percepiscono i momenti di studio che hanno portato alla nascità di Gravity the seducer. Sicuro di percorrere il sentiero giusto, la tua colonna sonora ti sta portando lungo un viaggio tra passato presente e futuro. Dodici tracce costruite alla perfezione. Si inizia con “White elephant”, il primo singolo dell’album, una canzone di annuncio, sintetizzatori che si susseguono morbidamente in armonia con la voce. A seguire “Mirage”, eccola qua: pop new wave al 100%. “White Gold”, come terza traccia, stacca le precedenti e si tuffa in un futuro di tamburi e tastiere sintetizzati che danno il tempo a Mira Aroyo nell’inno “color of deception”. L’album si alterna in queste due direzioni, da una parte un romanticismo prettamente new wave, dall’altra la sperimentazione elettronica. “Moon palace”, “Trasparent days” e “90 Degrees” le tracce più belle. “Woven over and out, outside and in/Go now and look out your window, Go now and look out your window, Tonight belongs to you, I hope there’s some to share…” , parte della lirica in 90 “Degrees”, ed eccoci qua a gravitare nella seduzione, non solo vocale (grazie a Mira) di questo album. Ci sono certi album che nonostante l’apparenza non si possono definire in etichette o generi musicali che sarebbero riduttivi; e questo è uno di quei album.
(Emanuela Marchetti)
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