È molto bello, il nuovo album di Marco Notari, uscito per Libellula Music a due anni e mezzo di distanza da Babele. Si è già subito parlato, giustamente, di un elogio alla purezza, di maturità artistica, di un songwriting fortemente ispirato, ed è proprio così. Un album lucido nel descrivere la terribile situazione socio-politica che ci affligge, ma anche un disco pieno di una speranza che però non è affatto consolatoria, perchè passa attraverso la consapevolezza, il dolore, la lotta. Così, “Io?” lo si potrebbe definire un disco d’amore: un amore verso la vita che traspare da ogni nota e da ogni lirica, anche e soprattutto quando la vita viene descritta com’è, cioè faticosa, imbrigliata, ingannata.
Il brano che dà il titolo all’album è già un manifesto, con quel punto interrogativo che significa il necessario superamento delle gabbie individuali in cui ci siamo rinchiusi. Ed è anche una dichiarazione d’intenti, come se Notari dicesse: in questo disco ci sono io, i miei pensieri, quello che del mondo mi piace e non mi piace, ma tutto ciò è frutto di osservazione e partecipazione, quindi del superamento dell’ego per guardare al bene comune. Citazioni cinematografiche, collaborazioni illustri, versi efficaci e incisivi: in questo disco c’è quella voglia di partecipazione di cui cantava Gaber, unica via alla riconquista della libertà. Dell’album di Marco Notari colpisce l’equilibrio. La musica è di ampio respiro ma mai discontinua, e spazia dalle ballate (“Dina”) all’elettronica (“Hamsik”) con una costante melodica che riesce a essere orecchiabile e originale, col marchio di una voce usata al meglio. Lo stesso equilibrio si ritrova nei testi, grande punto di forza dell’album: c’è una critica spietata e lucida nei confronti del contesto sociale e politico, si parla di Italia glabra grassa e decadente, di piazze vuote, di “poche proteste nel disinteresse generale” (ancora “Hamsik”). In “L’invasione degli ultracorpi”, che vede la partecipazione di Brunori sas, Notari mette faccia a faccia un ragazzo di Torino e uno di Baghdad: “l’uomo ha paura del proprio fratello”. In “La terra senza l’uomo” Notari dà voce persino alle altre creature che con noi abitano il pianeta (“Il mondo per me non esiste, la terra senza l’uomo sarebbe un posto più luminoso”). Eppure ad ascoltarlo, questo disco ci riconcilia, con il mondo. Perchè “cambiano i colori, cambiano e sono migliori“, in “Le stelle ci cambieranno pelle”, cantato insieme a Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione che ha disegnato anche la copertina dell’album: “Passeggeremo sui cadaveri dei nostri vecchi corpi assuefatti al peggio”, e non vediamo l’ora che accada. Poi, la vera perla dell’album, “Canzone d’amore e d’anarchia”: “E quando i potenti di questa stagione faranno ogni cosa volgare, noi solleveremo le loro macerie cercando qualcosa da salvare…Non siamo come voi, non siamo come voi, abbiamo ancora bocche che parlano e sorridono, abbiamo ancora mani per lottare ed inchiodarvi al vostro nulla”.
Da cantarla a squarciagola, quando ci ritroveremo nelle piazze.
(David Drago)
Marco Notari – Io? by Libellula