L’alienante dimensione nella quale vivono questa coppia di musicisti è un sentiero in bilico tra il metal e il puro divertimento sonoro. Agghiacciante riproduzione del binomio chitarra- percussioni attraverso l’ennesimo manifesto dal sound laceratamente progressivo un’ondata di complesse tele noise spiegano e definiscono l’incredibile appeal musicale del loro ultimo Cor Cordium.
Piccolo appunto: Non so se intervistare gli Ovo sia impresa ardua, in primo luogo perchè l’intervista è avvenuta via mail, e secondo perchè chi sta scrivendo in questo momento non ha posto le domande al duo, tuttavia immagino che la missiva contenente le nostre domande, prima di arrivare al destinatario, abbia attraversato luoghi ameni e desolati con strettoie melmose e poco ospitali, finanche incontrato bizzarri individui dall’aria folle che si aggirano, ne sono certo, nei recessi della rete. Questo per dire che noi abbiamo sudato per riuscire ad avere questa intervista e probabilmente anche Bruno Dorella, sicuramente impegnatissimo nei suoi tremila progetti musicali in corso, nel trovare le risposte e rimandare tutto indietro al mittente. (Antonio)
A cosa è dovuta la scelta di un nome come il vostro? È una sigla? Ha un significato particolare?
Come molte delle cose buone della vita è nata dal caso, semplicemente soffermandoci sulla parola “nuovo” mentre cercavamo il nome del gruppo. OvO ci è piaciuto subito perché palindromo (siamo inguaribili fans dei cliché satanisti, presi con la dovuta ironia) e perché graficamente simile ad un volto, ad un corpo umano, a due esseri che si tengono per mano, o a tante altre cose che si possono vedere in una forma come questa.
Cor Cordium sembra l’ennesima complicatissima evoluzione delle sonorità tipiche del gruppo. Volendo entrare più nello specifico, cosa avete modificato da Crocevia ad oggi?
Sotto la scorza ostica la nostra musica si rivela invece molto semplice, te lo assicuro. Siamo abbastanza quadrati, raramente usciamo dai quattroquarti. Da Crocevia non è cambiato molto, direi che Cor Cordium è il perfezionamento di quella deriva, che dalla sperimentazione noise dei dischi precedenti ci ha portati al noiserock, al metal e agli anfratti tra questi generi. Anzi, forse possiamo già dire che i prossimi dischi prenderanno un’altra direzione. Mi sembra che Cor Cordium dica compiutamente quello che avevamo da dire in ambito metal.
Di solito quanto tempo impiegate per la costruzione di un singolo brano? Nonostante questipossano sembrare piuttosto “scarni” danno l’impressione di richiedere un lavoro piuttosto impegnativo, soprattutto in fase di mixaggio.
Di nuovo, l’abrasività dei brani abbaglia. La costruzione dei pezzi è piuttosto semplice, parte da un mio pattern di batteria o da un’idea di Stefania, e in fase di mixaggio siamo abbastanza puristi, nel senso che non cambiamo nulla di quello che è stato suonato, se non l’equalizzazione. Ecco, il lavoro più grosso lo facciamo lì, nella scelta del suono di ogni strumento. Il suono del mio timpano e della chitarra di Stefania sono frutto di anni di ricerca. Stefania ha sempre rifiutato di mettere effetti sulla voce, anche il più semplice dei riverberi, quello che qualsiasi cantante usa in ogni disco. Anche da qui nasce il senso di abrasività tipico degli OvO. In questo disco ha accettato eccezionalmente di mettere degli effetti sulla voce in un paio di pezzi, è quasi una rivoluzione…
A chi consigliereste un disco come Cor Cordium?
A chiunque abbia voglia di farsi sorprendere e sfidare dalla musica, di ascoltare un disco senza aspettarsi di ritrovare il cliché a cui è abituato.
Siete un gruppo molto prolifico, con la media di quasi un disco all’anno. Avete trovato la fonte dell’eterna ispirazione? Non vi spaventa la possibilità di divenire prevedibili e ripetitivi?
Abbiamo cambiato spesso le coordinate della nostra musica. Siamo partiti come gruppo di improvvisazione radicale, poi siamo diventati un duo con un approccio molto “libero” alla composizione, mentre ora stiamo attraversando la fase in cui ogni nota è scritta ed ogni pezzo è codificato, con un notevole “indurimento” del suono in chiave metal. Ma credo ci stiamo già spostando verso qualcos’altro. Cambiare sempre, pur rimanendo sempre inconfondibilmente OvO, aiuta ad essere prolifici.
Potendo scegliere un artista di peso con il quale reincidere ogni singolo brano di Cor Cordium, su chi vi piacerebbe puntare?
Probabilmente se me lo richiedessi tra 5 minuti ti darei una risposta diversa, ma in questo momento mi viene da pensare a qualcuno che faccia musica elettronica, tipo i Pan Sonic.
The Life and death of a wasp, in collaborazione con i canadesi Nadja è un lavoro davvero molto interessante ed ispirato, che esperienza è stata?
Tra noi e i Nadja ci sono molte affinità anche attitudinali. Lo sapevamo, ci fiutavamo da lontano quando non ci conoscevamo, poi ci siamo scambiati attestati di stima, e poi quando loro si sono trasferiti a Berlino, nel periodo in cui ci stavamo anche noi, è stato naturale fare qualcosa insieme. Anche perché avevo la possibilità di usare lo studio degli Einstuerzende Neubauten, grazie alla disponibilità del loro fonico Boris Wilsdorf. Anche se ho letto recensioni che dicevano il contrario, per me è veramente l’impossibile punto di unione tra i due gruppi. Ne sono davvero entusiasta.
Come si riesce, in due, a dare tanta potenza al suono? I vostri live, così come i vostri pezzi da studio non danno affatto l’impressione di essere eseguiti da un duetto, nonostante la loro accezione puramente “noise”.
Questo è quello su cui lavoriamo da anni, anche grazie al nostro fonico live. che è Rico dei Uochi Toki, che ci segue da anni ed ha modellato il nostro suono dal vivo sulla sua maniacale ricerca di ogni decibel, di ogni frequenza che può far raggiungere alla minimale strumentazione degli OvO.
Il fatto di presentarsi su un palco con una maschera ha come movente unicamente la trovata scenica, oppure se ne deve ricercare il significato in qualcosa di più profondo?
Entrambe le cose. É una trovata scenica, perché stiamo parlando di rock and roll, di spettacolo. Ma è anche frutto della personalità di Stefania, che in ogni sua forma musicale (Allun, ?Alos) sente la necessità di trasformarsi e di essere altro da sé quando sale su un palco. In questa sua esigenza naturale ci sono millenni di rapporto tra realtà e finzione, tra volto e maschera, insomma qualcosa di atavico e di riconducibile ai più puri ed antichi istinti umani.
Dopo Cor Cordium cosa hanno in cantiere gli Ovo?
Stiamo per pubblicare un 7″ per l’americana Sleeping Giant Glossolalia, contenente due versioni alternative di brani di Cor Cordium (“Nosferatu” ed “In Ogni Caso Nessun Rimorso”) registrate prima delle sessioni del disco. Poi abbiamo in cantiere una collaborazione coi Morkobot, ed alcuni lavori per il teatro. Naturalmente stiamo già pensando ai pezzi per il nuovo album.
(Lorenzo Tagliaferri)
Foto live: Jessica Bartolini