Devo dire sinceramente – nel mezzo di un bailamme terrificante – che le giovani o meno giovani leve dedite al pop elettronico hanno coraggio da vendere: partono a mille, battono il muso spesso, poche volte ce la fanno. Combattono di gomito in un sistema che sembra dare da matto e che affida le proprie chanche agli X-Factor et similia che furoreggiano già oltre il catodico.
Per uscire dall’impasse ci vuole carattere e molto, cosa questa che non impensierisce minimamente il trio napoletano dei The Sleeping Cell, la cellula dormiente nella quale son ben svegli e attivi (anche in altri progetti sonori) Zaionair, Mario Grimaldi/Misterdirection e Dj Iguana, e che con questo debutto ufficiale fanno di tutto per rimanere nella memoria collettiva e, nonostante un genere trafficatissimo quello che mettono in scena, hanno una buona quota di potenzialità di spiccare più di qualche bonus d’interesse.
Pop elettronico e glamour, ecco quello che la band trasforma in un pugno di hit per il momento sconosciute ma che già si trascinano dietro quel senso “d’oltre confine”, quella sensazione fresca e digitale, di frontiere musicalmente aperte, pronta per arrancare palinsesti e piaceri “on air” in tutta Europa; dieci tracce manipolate come “qualcuno comanda”, una piacevolissima attraversata di stili e contaminazioni tra spettri ambient e frequentazioni nello sperimentale, electro dance esclusivamente per chi ha fede e passione dei labirinti dei sound machines e di tutte quelle macchinazioni “a freddo” ma che in questo caso riscaldano.
Suadente ed ipnotica la voce di Zaionair, perfetta tutta l’alchimia che si agita dietro inverosimili neon violacei e strobo allucinate, ottimi i lampi convulsi che si muovono tra ammiccamenti sensoriali alla Cardigans (“My treasure”), la Lady Ciccone robotizzata in (“Implode”), il glam sussurro che riporta in pista Alison Goldfrapp “Long life”, il dinoccolamento house in vocoder “Machine’s revolution” o il divino “slow” di tasti di piano e soft thing delicato e perlaceo come una nebbia dei Lamb “Where is the place”, tutto è tecnicamente e d’anima perfetto per fa saltare casse e sentimenti cool.
Per chi ama l’evanescenza clubbing, la dance senza cialtronerie di sorta e quel pizzico di house discreta e non banale, si consiglia un bel giro a bordo del cosmo The Sleeping Cell e vi troverete anche voi a manipolare insieme a loro questo bel progetto che rimane sempre aperto. Soprattutto e sorprendentemente per il verso giusto fino alla ghost track che si spegne come un tramonto dopo una pioggia.
(Max Sannella)