Che si fa a Verona dopo aver visto il balcone di Romeo e Giulietta? Dopo aver partecipato all’ennesima finale del Festivalbar? E dopo aver visitato il bellissimo paesaggio, magari con una tappa a qualche piscina termale? Ovvio, si ascolta d’obbligo gli Antenna Trash.
Quattro ragazzi e tanta voglia di sperimentale e uscire da quei schemi musicali che al giorno d’oggi sono estremi difficili da superare più delle colonne d’Ercole poste ai limiti del mondo. Da un nome così, Antenna Trash, ci si aspettava un classico polpettone tutto italiano che cercava di sfondare attraverso il passato nostrano musicale con qualche punta di modernità e invece scopriamo, con estrema felicità, che le quattro canzoni che compongono Ded Comes For Ded sono un turbinio di emozioni e irriverenza. Chitarre usate come rumore, voce riverberata, batteria che detta il tempo e suoni ricercati per ricreare questo contatto tra le nostre antenne e qualche sonda misteriosa posta nello spazio da agenti russi.
Scherzi e guerra fredda a parte, i ragazzi veronesi ci sanno fare. Percorrendo molte contaminazioni in sole quattro track. “Fill Every Corner”, song di apertura dell’EP, sembra per tutta la durata un brano suonato con la stessa cattiveria degli Aucan, mentre poi con il resto delle canzoni si passa a qualcosa di più indie modello inglese. Non male, davvero. Peccato per la stitichezza delle quattro canzoni.
Al giorno d’oggi fare un EP è di moda per svariate ragioni. Non ci si espone troppo, si registra solo il meglio. Ma così facendo, dall’altra parte delle colonne d’Ercole, sembra quasi che non si abbia più la voglia di osare, di far sentire il più possibile al pubblico.
Vabbè, nessun vero problema, finchè la qualità rimane alta come nel caso degli Antennatrash.
(Alessio Basile)