Brutto, vintage, sporco e cattivo, per questo bello. I maceratesi Riccardo Carestia chitarre/ voce e Gianluigi Mandolini alla batteria, ovvero Vote For Saki non ci mettono tanto tempo a convincere, sarà per i ceffi canaglia con cui si presentano, magari per la trasversalità del loro rugginoso blues-beat storpio e sguagliato, forse per la faccia tosta di essere così senza trucchi ed inganni, ma quello che alla fine conta è che il loro Brucio è uno di quei dischi che convince come un’istant tea all’arancia ad agosto, tutto, subito, per intero e senza controindicazioni.
Quello che all’inizio può sembrare un attacco truce e baldanzoso si traduce poco dopo in una compilation/manifesto che riunisce intorno a sé una nutrita sequenza di rock’n’roll dalla falsa faccia innocente, tanto da sembrare un disco retrò e diviso in due fasi; la prima prodotta dalla Numero Uno ed inciso dalla mitica Formula Tre, sì quella d’Alberto Radius, Tony Cicco e Gabriele Lorenzi, “Brucio”, “Sono un animale”, “C’è”, “Respiro male” con eccellenti ponteggi di phaser, “Pelle” e “Quaggiù”, dunque beat a rottadicollo, shake e ballate guidate dalle modulazioni vocali bellissime di Carestia e da quei “strumentismi” che riportano intatto il senso analogico del suono di allora, e la seconda immolata alle visioni disturbate e slabbrate del versante Jack White dell’era The Raconteurs (“Intro”, “Jam”, “People love rock’n’roll”), “Semmeu” vagamente Zeppeliniana, fino ad arrivare al punto cool della tracklist, la rivisitazione delirante in lingua italiana di “Can’t be satisfied” del dio Muddy Waters.
Brucio, nel suo intero giro ci sa andare alla grande, colpisce per i suoi momenti solitari e per quei secondi di marasma slabbrato in slide che movimentano il ritorno in circolo di certi chillout acidi e influenze nostalgiche ma che rimane comunque estraneo ai risaputi “revivalismi” pietosi che vanno a contornare il mondorama circostante; Vote For Saki, questo duo che fa un dannato casino celestiale, portano alla nuova musica emergente un fondamentale stato di scrittura musicale mai rilassato nel senso di “vuoto da riempire”, tutto procede per procurare scossoni, melodie, atmosfere accentuate o diminuite, per far sì che anime e corpi tornino a surriscaldarsi con la buona musica suonata a caldo e non dietro falsi marchingegni digitali e senza testicoli.
Per qualcuno un disco immaturo, rumoristico per coprire falle strutturali macroscopiche, per molti uno status percussivo e diabolico che eccita e da sfogo ad insaziabili e famelici gourmet di “buona forchetta sonica”, provare per credere.
Vote For Saki? Diciamo Vote Saki For President e probabilmente qualche cosa cambierà di sicuro!
(Max Sannella)