“Overture (Te Traveller)” è assolutamente un’apertura in stile Kubrick e nulla lascia intravedere di ciò che accadrà nelle successive 9 tracce di questo bel disco, ovvero un’interessante rivisitazione di tematiche che tanto care furono a stelle cadute quali Duran Duran o chissà quanti altri della premiata onda britannica di qualche lustro orsono; curiosa rilettura elettro-casalinga sempre ben suonata (in solitaria) e gradevole soprattutto quando si rivolge agli orizzonti più colorati di casa a Depeche Mode/U2 (embrionali e funzionali) come nell’ottima “Before to the Mirrors”. Personalmente continuo ad amare certi suoni provenienti dal passato futuristico e quindi qui mi gingillo tra le varie “Fog”, “Talking to myself” o “M.Pity”. L’idea (ma anche al plurale) di Roberto Bonazzoli, in arte Bona Head, funziona, seppur con un inglese sempre migliorabile. Le trame e le melodie possono anche non piacere (mi rendo conto che l’arte della pop music è cosa complessa e di digeribilità soggettiva) ma il fascino del self-made-disc mi sopraffà ogni volta che mi si frappone dinanzi e quindi, accettando anche comprensibili cali d’ispirazione (“Miss Serendipity” ad esempio), consiglio questa prima produzione Bona Head a chi ama le rivisitazioni personali e non super-prodotte delle varie new wave alle quali abbiamo assistito (alle volte attòniti) negli ultimi 20 anni.
Messaggio privato per il buon Bona Head: la conclusiva “Kepler”, che ti avvicina sul filo del rasoio a un certo non so che di Beck (il cantante), potrebbe essere materia di sviluppo per le ondate future? Ai posteri.
(Gabriele Gismondi)