L’estate, si sa, riserva molte sorprese. Una di queste è il Filagosto, festival organizzato nella bergamasca che convoca ogni anno i nomi più interessanti in circolazione. Sei giorni di programmazione in cui hanno trovato spazio Tre Allegri Ragazzi Morti, Vasco Brondi, Brunori Sas e due artisti internazionali in ambito reggae come Luciano e Kymani Marley (figlio del grande Bob). Invece il buon The Niro non ha potuto esibirsi a causa del forte temporale che si è scatenato nella giornata di venerdì 5 agosto. Non amando in particolar modo i ritmi in levare ho selezionato tre dei sei concerti prediligendo la musica italiana, in italiano. Si comincia martedì 2 agosto con i TARM, prima della band friulana arriva l’esuberanza irriverente degli Fast Animals Slow Kids, giovane formazione perugina che ha ottenuto il benestare (nonchè la supervisione sulla registrazione dell’esordio) di Appino degli Zen Circus. Gli eterni adolescenti con la maschera arrivano e raccontano la loro lunga carriera con tutti i loro classici, da “Mai come voi” a “Occhi bassi”, da “Il mondo prima” a “Il principe in bicicletta”, per poi passare ai brani dell’ultimo disco, Primitivi del futuro. Il pubblico risponde entusiasta, salta e canta gli inni della band. Piccoli e adulti si confondono dietro le maschere disegnate da Toffolo e segno d’appartenenza alla grande famiglia dei “ragazzi morti”.
Sabato prima della Brunori sas si esibiscono sul palco del Filagosto i Vintage Violence, rocker ironici e acuti osservatori dell’Italia odierna con “Piccoli intrattenimenti musicali”, e gli shoegazer Cosmetic, che con l’ep In Ogni momento (in free download sul sito de La Tempesta) si confermano in perfetto equilibrio tra noise e melodia. Ascoltare Dario Brunori è come tuffarsi nel passato. Cantautore raffinato, ritrattista di “poveri cristi” (dal titolo del suo secondo album) che affrontano la perdita del lavoro, dell’amore e della speranza. La musica è un tripudio gioioso e giocoso, i lenti sono romantici anche se raccontano del “giovane Mario” che si uccide perchè si gioca tutto lo stipendio. Piccoli affreschi che raccontano di drammi e dolori comuni. La chiusura del festival è affidata, domenica 7 agosto, alle Luci della centrale elettrica. Dopo la delusione del live al Miami sono pronta a storcere il naso sin dal primo attacco. Eppure non lo faccio. Vasco c’è. Brondi convince da subito e mostra un ottimo affiatamento con la band. Le canzoni di Per ora noi la chiameremo felicità scorrono come immagini, suggestioni di paesaggi e personaggi desolati. Nel fluire della musica si avvicendano anche alcuni dei brani di Canzoni da spiaggia deturpata. Brondi con la chitarra acustica a penzoloni urla “Le ragazze kamikaze”, appeso al microfono col suo tono concitato racconta di due ragazzi che vogliono scappare dalla provincia. Le parole giustapposte creano una narrazione disperata e commovente. Due bis, compresa la cover di “La domenica delle salme” e come gran finale “Per combattere l’acne”, ormai e a ragione manifesto degli anni zero. A inizio serata gli Spread, formazione bergamasca che dimostra una grande energia sul palco, tra rock e venature psych, accentuate dal violino distorto che si insinua tra i classici strumenti. Tre serate che hanno saputo conciliare grandi nomi con artisti emergenti. Pensare che nel 2008 era proprio Vasco Brondi, seduto con la sua chitarra acustica, ad aprire ai Jennifer Gentle.
Il Filagosto vede bene e anche lontano.
(Amanda Sirtori)
Foto: Jessica Bartolini