Suonare senza saperlo fare realmente nella cameretta con gli amici, per poi creare una sala prove “selvatica” in qualche scantinato, crescere artisticamente e calcare i “palchi possibili”, tutto questo solo per la gioia di poter suonare; è il percorso di tante band in Italia che però non riescono ad avere vita facile. Metti che una di quelle tante è nata a Mantova 15 anni fà e che nonostante non abbiano mai avuto un vero “decollo” siano ancora in piedi, metti che suonino qualcosa di ormai poco credibile come il post-rock, questi sono gli Uzzolo.
Ho detto “poco credibile” perchè con il “tutto strumentale” si rischia di cadere nella monotonia per un filone musicale che ha già avuto la sua massima espressione e siccome pure i blasonati Explosions In The Sky sono “inciampati”, per gli Uzzolo non sarà una prova facile. Veniamo ora al disco che si intitola The loghino sessions part one, sei tracce che vedono come punto di partenza il brano “Cimciom”, mi stupisce sin da subito l’approcio quasi pop che hanno con le chitarre con un lento crescendo delle percussioni e che si prolungherà sempre uguale a sè stesso facendo da intro a “Scoria”, che parte silenziosa come la foschia mattutina (siamo in agosto, lo sò) per poi essere spazzata via da colpi di chitarre elettrificate, perde un pò di mordente sul “cambio di marcia” finale, andando a rispolverare qualcosa che forse ricorda un pò troppo certi Giardini Di Mirò ma comunque senza cadute di stile. Credo che Uzzolo si trovino bene in certe “acque torbide”, è il caso di “Gufino” con le sue linee di basso essenziali e pesanti come il “piombo” che ci porta in derive post-noise tra Fugazi e Massimo Volume, distorsioni senza pietà per tutto il tempo lasciandoci stremati e sudati. Arriva il momento più tipicamente post-rock del disco, è “Midadafare” che si “bagna” di maliconia e che valorizza la scelta essenziale e semplice di un basso, una chitarra e batteria senza tanti effetti. Ancora irruenza di chitarre al fulmicotone, è “Estonted”, sono convinto che la “ricetta” giusta degli Uzzolo sia proprio nel saper “incendiare” i loro pezzi e senza prolungarsi in minutaggi esagerati tenendo l’ascoltatore sempre sull’attenti. Si và in chiusura con “Galleria”; É sicuramente il pezzo più psichedelico per i mantovani che in questo caso cambiano continuamente forma e colore, una lunga suite che rallenterà fino a spegnersi.
Gli Uzzolo mi danno motivo di poter ancora sperare in questo genere da camera, un disco che và al sodo dell’emotività limando via certi fronzoli fin troppo abusati da altri e quindi assolutamente credibili.
(Andrea Tamburini)