La potenza e la pulizia di questo disco è rara nel nostro territorio peninsulare (intendo quello che festeggia i 150 anni). Trio genovese insieme dal 2007 non nasconde anzi vanta e ben interpreta l’hard rock anni ’90 inteso come grunge/alternativo/tendenzialmente un muro di suono compatto e diretto, come tanto piace sempre a chi scrive. I riff e le ritmiche sono quanto di più classico (!?) possibile così come la voce di Gabry (voce e basso) riprendono fedelmente tematiche ancora più retrò (sentire “Down” e fare un po’ di headbanging).
La cultura rockettara dei tre scatenati si propone in tempi mastodontici così come velocizzando alla bisogna senza lesinare intermezzi acustici (“Want”). “Neo”, con relativo video, mi riporta ai miei 20 anni e per questo rendo merito ai The Pek e alla memoria degli Alice in Chains e compagnia bella, mentre nulla mi stupisce quando negli 8 minuti di “Lucky boy” ritrovo tutto il catalogo del bravo gruppo rock che ci crederà sempre e comunque e che fondamentalmente se ne frega del nuovo millennio (e dei 150 anni della patria natia). Follia e disperazione finale di “Follow” (12 minuti) e niente prigionieri.
Consigliato a chi c’era e ha vissuto i momenti di ripresa in mano delle chitarre elettriche, con l’avvertenza che il tutto suona talmente forte che l’ascolto in cuffia è sconsigliato, qui siamo in zona alzare il volume a 11 e aspettare la polizia.
(Gabriele Gismondi)