L’atmosfera si fa accattivante sin dalle prime note quando emerge subito l’attitudine melodica e stilistica del progetto La Blanche Alchemie (esotericamente parlando… approfondiremo) di Jessica Einaudi e Federico Albanese, personalità artistiche ben miscelate e altamente talentuose.
Questa seconda produzione (coadiuvata da Ludovico Einaudi e altri valenti musici) si lancia su cavalcate intriganti come nel caso della title-track, su arpeggi in divenire e in crescendo vagamente darkeggiante (“Blackberry Lips”), reminiscenze Portishead come nell’elegante “Temples Burning”, senza del resto cedere al facile downtempo, o linearità ariose come quelle di “My ear is a shell” (mia preferita) con venature violencellesche sottese e delicate. Alcuni picchi di decisa tenacia ritmica arrivano raramente (“Cellar Disco Club”) e spezzano a mio avviso un po’ l’incantesimo di un racconto che vede nel singolo “Fireflies” il suo riassunto più esplicito: voce soave e tenue (e riccioluta), leggermente graffiante che accompagna una cavalcante frase al pianoforte, il tutto condito da un minimalismo di classe ed efficace.
Molte le date per La Blanche Alchemie in concerto, segno che lo stile e la qualità vengono apprezzate e (professionalmente) valorizzate in Italia e all’estero. Nel frattempo, in attesa di nuove esibizioni vicino casa vostra, iniziate ad accarezzate l’anima di questo disco intimo e sensuale.
(Gabriele Gismondi)