Ancona, Zona Porto, Mole Vanvitelliana. L’ex-Lazzaretto ospita la sesta edizione del festival di musica e tecnologia Acusmatiq e la serata di apertura è sold out, principalmente per due motivi: numero uno, lo spazio dedicato al concerto è piuttosto ridotto nel chiostro interno alla mole e numero due, sul palco stasera ci sale Yann Tiersen, anche se non sarà solo.
Acusmatiq per chi non lo sapesse rappresenta da queste parti una delle poche occasioni per poter gettare uno sguardo ed un orecchio sullo stato della musica elettronica oggi. Il festival si propone di offrire uno spazio alla ricerca e all’esplorazione musicale, ed edizione dopo edizione intende portare allo scoperto nuovi modi di interpretare la contemporaneità attraverso l’uso di strumentazioni digitali e analogiche.
Si inizia con Temple 2.0, una installazione audiovisiva nella quale il piccolo tempio neoclassico che sta al centro del chiostro si anima e diventa protagonista. Parte un synth e sulle pareti del tempio va e viene una testa inquietante, la si vede emergere scomparire ed emergere di nuovo. Temple 2.0 prosegue poi proiettando una rete di luce scossa dalle note di un pianoforte, che al termine del crescendo finisce per guastarsi in una esplosione di colore.
Stregati dal gioco di luci ci si concentra altrove e intanto sul palco zitti zitti salgono in tre: in questo modo arriva timida e ordinata Die Elektronische Staubband, meglio conosciuto come il progetto collaterale di Yann Tiersen. Se solo mi potessi permettere qualche chiacchiera da giornale femminile direi che due terzi del gruppo, rispondenti ai nomi di Lionel e Thomas, sono giovani e con frangette pettinatissime mentre il più celebre Yann si presenta arruffato e incurante della propria immagine di fronte al pubblico, ma tanto di questo a nessuno importa niente dal momento che qui fino a prova contraria si prova a raccontare la musica. Da bravi allievi di Kraftwerk e Neu!, i tre della Elektronische Staubband suonano usando solo sintetizzatori analogici marca Korg, non si vedono infatti sul palco né mele morsicate né computer di altro genere ma solo una trama fittissima di cavi corrente. Dicono prima di iniziare che non ne avranno bisogno perché dentro nei neuroni loro sono già esseri digitali e si scopre in poco tempo che è esattamente così.
Il progetto presentato in questa serata all’Acusmatiq di Ancona porta al pubblico i brani dell’album pubblicato da Tiersen nel 2010 Dust Lane in una veste del tutto nuova e interamente elettronica. In poco più di ora edificano un muro di suono sintetico attorno allo scheletro dei brani dell’album rendendoli praticamente irriconoscibili, lo fanno tutti e tre sbattendosi con la vocazione dei veri smanettoni e senza perdersi in troppe chiacchiere, giusto qualche grazie pronunciato male ai loro microfoni vintage fra un brano e l’altro ed ovviamente sempre rigorosamente modulato e riverberato. Intanto sul tempietto non smettono di essere proiettati giochi di colori e geometrie a tempo di synth allo scopo di aggiungere suggestioni visive al concerto.
Die Elektronische Staubband suonano sudando e torturando i propri strumenti e in questo modo riescono a trasmattere al pubblico la propria passione e una certa dose di calore umano, diversamente da chi sale sul palco armato di notebook e lo fissa immobile col piglio di chi è lì per controllare la posta elettronica.
Peccato soltanto che il pubblico rimanga col culo incollato alla sedia per tutta la durata della performance, rinunciando a colmare il distacco con gli artisti e raffreddando l’atmosfera nonostante non faccia mai mancare gli applausi. Sarà che personalmente ai concerti, anche quando non si tratti propriamente di elettronica da dancefloor, preferisco usare l’approccio ignorante di chi cede agli istinti e muove gambe e braccia senza coordinazione piuttosto che il chiudere gli occhi in meditazione sognando l’iperuranio. Ripeto, niente più di un parere personale e tutto sommato unico appunto che mi possa venire in mente di fare a questa bella serata d’apertura di Acusmatiq 6.0. Il trio francese con Tiersen in testa termina la propria esibizione ringraziando e salutando come di consueto, fra il pubblico nessuno lascia la propria sedia nella speranza che il mantra del “fuori fuori” faccia presa anche fra questi maghi del sintetizzatore ma il loro compito per stasera è terminato (così come i pezzi di “Dust Lane”) ed il ritorno sul palco serve soltanto per rivolgere ai presenti qualche inchino di più.
Mancano pochi minuti alla mezzanotte e si conclude così la prima delle tre serate di Acusmatiq. Il festival è partito col botto, riservando a chi c’era un set assolutamente esclusivo che non ha deluso le aspettative e a cui difficilmente si avrà modo di assistere di nuovo, quel che rimane da fare è semplicemente augurarsi che l’organizzazione di Acusmatiq continui su questa stessa strada di ricerca e sperimentazione ancora a lungo.
(Alberto Mazzanti)