Non mi capita spesso di trovare gruppi particolarmente interessanti nel territorio romagnolo ma questa è una di quelle eccezioni che merita la giusta attenzione; si tratta de Lemeleagre, band formatasi a fine anni novanta tra l’unione dei membri dei Priscilla Zoe e gli Psychocandies. Una formazione ormai all’attivo da parecchi anni che ha già avuto le sue soddisfazioni partecipando a importanti festival indipendenti e vincendo pure l’edizione di Arezzo Wave sezione gruppi emergenti 2001. A questo punto ci si aspetta da loro un disco più maturo e la risposta delle “mele” si chiama Atlante.
Si parte fortissimo con la title track “Atlante”, sonorità di un rock cupo che quasi prende le distanze la voce particolarmente pulita ma è un “agrodolce” che ci stà e che si rivelerà nella distanza una caratteristica. La successiva “Sub” è decisamente più pop, un netto stacco che non lascia però un particolare segno ma è la “Morale” che risolleva subito l’ascolto con divagazioni post grunge che riportano alla mente cose vecchie dei Marlene Kuntz per poi passare a “Giordano”, trascinata e malinconica nell’atmosfera ma sempre incisiva e graffiante. C’è un ritorno al puk rock anni 90′ con “Voglio di più“, ora la voce si fà “sporca” quanto le distorsioni della chitarra e la batteria mena sempre uguale a se stessa. Se volessimo trovare il “pezzone” che si appiccica maledettamente col suo ritornello è senza dubbio “Puro/impuro”, furbamente melodico ma che non casca mai in acque scontate. Sarà per quella drum machine “luciferina” ma “La chiesa dei morti viventi” è una “tempesta” che non cala mai di forza fino allo schianto delle urla. Siamo ormai sulla parte finale del disco e nonostante ciò si riesce a strappare ancora qualche “momento” particolarmente alto come “Trementina” e “L’altra”, che spaziano sempre in territori pop-punk fino alla bella e conclusiva “Affidavit”, non sò per quale motivo ma ci sento il “fantasma” degli Husker Du ed il risultato è tremendamente riuscito.
Questi sono Lemeleagre, non di certo una novità assoluta per il genere ma con “Atlante” hanno appena cosegnato alle nostre orecchie un gran bel disco e che dire, viva la Romagna e i suoi alfieri del rock.
(Andrea Tamburini)
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