Non c’è location migliore, dove potevano suonare dal vivo i Tre Allegri Ragazzi Morti stasera, davanti al Verano, storico cimitero monumentale di Roma. Il concerto doveva essere gratuito fino al giorno prima, ma gli organizzatori del San Lorenzo Estate 2011 hanno deciso di chiedere un “contributo” di cinque euro all’entrata per finanziare l’iniziativa, nonostante i cartelloni girassero da un po’ di tempo con su scritto “ingresso gratuito”. Nonostante la mia animata protesta e la loro eloquente risposta: “Se vuoi il concerto lo puoi sentire anche da fuori”, tiro fuori dal portafogli i miei cinque euro logori e stracciati e pago.
Il gruppo di apertura sull’altissimo palco sono i giovani Odiens, che sembrano gli Strokes italiani, e mi rendo conto che non è solo una mia impressione quando un ragazzo accanto a me finita la loro performance urla “Vai Casablancas dei poveri!”. Su quel ripido palco sta per entrare in scena uno dei gruppi più importanti del panorama indipendente italiano, i Tre Allegri Ragazzi Morti, che da quindici anni fanno sognare folle di adolescenti con le loro canzoni.
Il pubblico è vario: nelle prime file ci sono ragazzini di quindici-sedici anni (ne ho visti anche di più piccoli a dirla tutta) con le loro maschere da teschio diventate ormai l’emblema del gruppo. Dietro, invece, si nascondono adolescenti un po’ più cresciuti, che come me, hanno lasciato quella maschera a casa. Ma con le canzoni dei TARM si sa, si ritorna inevitabilmente indietro a quei tempi in cui si combatteva la propria guerra personale (finta o vera che sia, come cita “Ogni adolescenza”), quando non volevamo essere “Mai come voi”. La partenza è affidata a “La ballata delle ossa”, “Puoi dirlo a tutti” e “Mina”, tratte dal loro ultimo lavoro Primitivi del futuro, che esplora sonorità reggae e dub, uscito l’anno scorso per La Tempesta dischi, etichetta discografica fondata da Enrico Molteni, che coinvolge artisti del calibro di Giorgio Canali, Teatro degli Orrori, Le luci della Centrale elettrica, per citarne alcuni. Si passa quindi dalla delicatezza di brani come “La faccia della luna”, “Il principe in bicicletta”, all’esplosione di energia né “Il mondo prima”. I Tre Allegri Ragazzi Morti portano in scena per quasi una’ora e mezza “l’incredibile spettaculo de la vida, l’incredibile spettaculo de la muerte” con una folla in visibilio che urla, canta e soprattutto poga, talemente tanta è la foga che le transenne davanti alla prima fila si piegano e devono intervenire gli addetti alla sicurezza a trattenerle.
Il concerto si conclude con doppio bis, noi del pubblico siamo stanchi, sudati, con la gola secca per le urla e l’arsura, ma felici di aver passato una splendida serata estiva in compagnia dei Tre Allegri Ragazzi Morti.
Manuela Santoni
Foto: Giulia Delprato