Lo ammetto, questa recensione sarà assolutamente parziale, dal momento che sol dicendo Brian Eno e Chris Martin, riassumo in gran parte i miei ascolti musicali, quindi il nuovo capitolo dei Coldplay, sebbene ancora in Extended Play, mi prende bene già al solo pensiero. Tre tracce, “Every teardrop is a waterfall”, il nuovo singolone già presente in radio; “Major Minus” e “Moving to Mars”, per un totale di nemmeno dodici minuti di ascolto, intensissimo.
“Every teardrop is a waterfall” sicuramente la conoscerete. Copiata o meno, lascia comunque intendere che i Coldplay non intendono fare un passo indietro rispetto a quanto dichiarato in “Life in Technicolor II”, contenuto in Prospekt’s March, a sua volta II di Viva la Vida. In quel pezzo dichiararono che “now my feet won’t touch the ground“, e mantengono la promessa con un suono sempre più etereo, con chitarre che sono così sguaiate da sembrare cornamuse, e quella tastiera che è sempre più simile ad un clavicembalo sintetizato. Certo, non stiamo trattando di sperimentatori della musica come i Sonic Youth, ma il loro bel suono lo tirano fuori. “Major Minus” sembra uscita direttamente da una delle vecchie cassette di papà, quelle che dopo trent’anni di pole position in auto sotto il sole hanno perso gran parte della loro qualità audio in determinati punti. E così si sviluppa questo pezzo, la strofa con i bassi inesistenti, e il uh-uh del ritornello in bella evidenza. Non certo un pezzo fondamentale nella discografia dei londinesi, ma comunque gradevole ed utile a placare l’astinenza. Purtroppo tutto si chiude (già) con “Moving to Mars”, titolo che mi ispira a catena di David Bowie, eppure non c’entra davvero niente, anche col pezzo che non è altro che uno di quei ballatoni strappamutande a cui Chris Martin & Co. ci hanno abituato, col pianoforte malinconico a fare da tappeto per la voce mai così intrigante del cantante, a supporto di un pezzo che si inserisce nel più classico filone britpop da MTV, senza che il canale televisivo debba avere forzatamente un’accezione negativa. Tre pezzi che comunque non esprimono appieno l’essenza dei quattro, ma che serviti come anteprima in quest’afosa estate, lasciano ben sperare per gli sviluppi prossimi venturi.
(Mario Mucedola)