I The Wombats ci sanno fare, c’è poco da dire. Li stavamo aspettando al varco, magari con qualche dito puntato di già, ché non si sa mai, magari ci si monta subito la testa e si finisce col deludere. Invece i ragazzi di Liverpool non tirano fuori dal loro cilindro un classico, scontato e rincoglionito coniglio bianco ma dieci brani che come proiettili vanno dritti al punto tracciando la traiettoria più diretta ed incisiva. Dopotutto l’obbiettivo è colpire e i The Wombats ci riescono così bene che quando si finisce di ascoltare This Modern Glitch si potrebbe spendere del tempo a trovare in giro le bonus track delle varie release (tra tutte le acoustic version di “Tokyo” e “Jump into the fog”) e accorgersi che anche queste spaccano. I brani del seguito di A Guide To Love Loss & Desperation (2007) sono semplici e diretti, allo stesso tempo sono ben costruiti e curati. Gli elementi che predominano sono i synth e i cori da una parte e i groove di batteria e riff di basso dall’altra: melodia e ritmica che si amalgamano alla perfezione rendendo ciascuno dei pezzi un potenziale singolo. Le due canzoni sopracitate nelle loro versioni originali ne sono la prova concreta, “Techno Fan” è l’asso nella manica di ogni dj che vuole vedere il dancefloor rovente grazie alle chitarre taglienti e velocità notevole. Anche quando quest’ultima diminuisce d’intensità il risultato non cambia, come in “1996” o in “Shumacher the campagne”.
L’album in pratica si dimostra ancora più compatto e potente del loro debutto, non resta che pomparlo a volume a palla e se lo rimettete daccapo una volta finito… io ve l’avevo detto eh.
(Fernando Rennis)