Quando scrivo una recensione, cerco sempre a staccare il cervello il più possibile da qualsiasi cosa che possa influenzarmi: produttori, ospiti, influenze (che siano evidenti o nascoste), eventuali side-projects, eccetera eccetera… Credo sempre che sia in un certo senso screditativo o comunque è semplice dire “Loro somigliano a Tizio!” senza magari evidenziare o approfondire quelli che reputo pregi o difetti della musica. Non mi piace nemmeno fare nomi, perchè mi piace considerare la musica in sé e basta. Quando però mi capitano lavori del genere, scusatemi, io non riesco a non fare un nome: Muse. Eh sì, chiedo venia, di nuovo. Ora proverò a spiegarmi meglio e già che li ho fatti, farò dei nomi precisi.
Forecast EP è un mini-album dei Planet Brain che mi arriva come il nuovo lavoro dell’altra band di Marcello Batelli, chitarrista dei Non Voglio Che Clara, registrato e mixato da di Fabio de Min (Non Voglio Che Clara) e Giulio Ragno Favero (Il Teatro degli Orrori, One Dimensional Man). Tutta questa gente ci mette la propria mano e si sente. L’EP non è certamente uno di quelli che ascolti e dopo l’ascolto ti lascia pressappoco indifferente. La produzione è buona, i suoni sono ottimi, le idee ci sono e il disco ‘tira’, come si dice in gergo.
La pecca che riesco a non ignorare è quella della voce. Sfido chiunque a sentire questo disco e a non avere più e più volte la sensazione che stia cantando Matt Bellamy dei Muse. Lascio a voi lettori decidere se sia un complimento o meno, siete liberissimi di pensarla come volete. Son gusti personalissimi. Non mi espongo neanch’io se non per il fatto che questa somiglianza è forte, fortissima, a tratti fastidiosa perchè Batelli, cantante/chitarrista della band, fa un lavoro lodevole alla chitarra. Lo stile vocale, però, a me sembra troppo preso in prestito, specialmente nella ‘suite’ finale “Forecast” dove anche qui alcuni (solo alcuni però!) passaggi musicali sono molto somiglianti alla band inglese (“Send Me A Souvenir”). La musica spacca! Dico davvero! Ha tutto quello che qualsiasi band rock vorrebbe avere: tiro, bei riff, suoni egregi, una sezione ritmica come poca gente (giù il cappello per le performance di Zangardo & Casanova!), idee spiazzanti, cambi come pugni in faccia.
Al di là del parere personale, credo che questo EP funzionerà anche all’estero dove la band sta per andare a suonarlo dal vivo. Non me ne vogliano i Planet Brain, so benissimo che sto parlando non di gente qualunque ma di musicisti che sanno fare il proprio lavoro e questo è chiaramente intuibile. Ma con tutta la sincerità che posso e che voglio avere, dico soltanto che se l’impatto vocale fosse stato differente, quella sensazione di amaro che ho avuto ogni volta a fine EP non ci sarebbe stata e la mia recensione (per quello che vale!) avrebbe avuto solo parole positive.
(Carlo Baldini)