Capita di vivere a Roma, capita come può capitare la peggiore delle disgrazie, e capita di trovarsi la notte prima di un esame, con gli occhi sbarrati dall’insonnia, a girare disperatamente tra i canali tv in cerca di qualcosa di interessante, o quantomeno qualcosa che non siano le maggiorate con le zinne da fuori che ti chiedono di chiamare dei numeri dal costo esorbitante. Capita che un’emittente romana trasmetta il video di una giovane band capitolina, i Kutso. Il video era “Aiutatemi”, e all’una e trentacinque circa sono rimasto fulminato sulla via di Damasco, da questi quattro cazzoni, che suonavano con gli strumenti del Guitar Hero, e saltavano e facevano divertire.
Siamo dei rosiconi è il loro ultimo EP, giocato tutto sulla stessa ironia che contraddistingue il singolo apripista; ironia e melodia, condite da sventagliate distorte e da una voce che va da Jay Kay all’Hard Rock più classico, con le voci a raggiungere vette elevatissime. Ironia che troviamo da subito in “Siamo tutti buoni”, che cela una critica qualunquista eppure mai così ben spiegata. I Kutso (che peraltro si pronuncia proprio come state pensando) hanno il pregio di essere come uno scontro frontale con un tir, la stessa intensita, e la stessa facilità. “Aiutatemi”, il pezzo che mi ha fulminato, è – appunto – un fulmine di appena due minuti e tredici secondi, che arriva dritto all’obiettivo, senza mezzi termini. Meravigliosa. Adesso però la “Canzone dell’Amor Perduto” di De Andrè mi preoccupa. Troppo famosa e troppo bella per essere riadattata. Eppure mantiene una propria coerenza, riuscendo a rendere solare una canzone disperata come questa. Uno dei pochi esperimenti di cover del Faber riuscito. C’è il tocco loro, con tanto di assolo casinista alla fine, si sente, ed è ottimo. “Alé” è l’ultimo pezzo, che si snoda su un tappeto di chitarre fuzzose e granitiche. Un pezzo tutto sommato rilassato, in cui l’influenza della scuola cantautoriale degli anni Zero si fa sentire, soprattutto nel testo. C’è qualcosa di Dente, ma non so cosa. Fatto sta che era troppo tempo che ascoltando un gruppo indie giovane non mi ci appassionavo così tanto. Meritano, vanno spinti, vanno ascoltati. Kutso che fighi!
(Mario Mucedola)